Morto il partigiano Massimo Rendina, aveva 95 anni, uno dei testimoni e custodi delle memorie nel dopoguerra, partigiano nella lotta di Liberazione, giornalista ed ex presidente dell’Anpi, ovvero dell’Associazione Nazionale Partigiani. Questa mattina, in Campidoglio dalle ore 12.00 alle ore 19.00 è stata allestita la Sala della Protomoteca in Camera Ardente. Alle ore 13.00 è stata effettuata una breve commemorazione funebre, alla quale hanno partecipato, esponendo le loro condoglianze, il Sindaco di Roma, Ignazio Marino, l’Assessore alla Scuola, Paolo Masini, Walter Veltroni e il Presidente di Anpi Roma, Ernesto Nassi. Le sue lezioni di vita, praticate all’interno delle scuole per essere più vicino possibile e sensibilizzare i giovani, non verranno dimenticate dalla Capitale e dallo Stato, con la sua medaglia d’oro per la Resistenza, secondo quanto afferma il Sindaco di Roma Ignazio Marino. Considerato un grande amico dall’Assessore alla Scuola con delega alla Memoria di Roma Capitale, Paolo Masini, che inoltre manda un caloroso abbraccio ai suoi familiari, in quanto Massimo Rendina ha rappresentato la libertà di espressione per Roma e per l’Italia, offrendo un perfetto esempio di come, nei nostri giorni, sia effettivamente ancora possibile porre in atto e poter trasmettere in maniera più che nobile, i valori che sono stati protagonisti in quell’ampio capitolo di storia italiana, ovvero si parla della Resistenza. Invece, il neo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha esposto un messaggio alla moglie per esporre il suo dolore, ricordando le gesta di questo uomo e testimone leale e appassionato nell’arco di quei decenni storici, dalla partecipazione alla tragica ritirata della Russia e anche la successiva, per mano delle file del campo della resistenza, nella quale Rendina venne soprannominato il “comandante Max“, esaltando per coraggio e lungimiranza politica. Inoltre, prosegue nel ricordare la sua attività giornalistica, intrapresa nel dopoguerra con brillante intelligenza e con abili doti comunicative, ricoprendo tra l’altro posizioni rilevanti. In ultimo, il Capo dello Stato, lo rammenta con sincerità in tempi più recenti, quando il Massimo Rendina ricopriva il ruolo di instancabile dirigente dell’Anpi, sempre pronto a far valere tale associazione, con una prontezza tale nel sapere difendere quella che è la vera memoria dei valori che animavano il periodo della Resistenza, tentando di trasmetterla con grande impatto e sentimento ai giovani di oggi, lontani da quel vicino passato, da non dover esser dimenticato. Ma anche il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha voluto esprimere un suo discorso con le sentite condoglianze. Parla, infatti, di un uomo che rappresenta a pieno il simbolo della lotta per la libertà contro il movimento nazifascista, uomo straordinario, difensore dei valori democratici e dell’amore verso la propria patria. Ai vivi resta solo l’importante compito quotidiano di onorare la sua immagine e il suo percorso, continuando a custodire e far vivere, tra i giovani in particolare, la preziosa eredità caratterizzata da nobili valori e grandi ideali che ci ha voluto lasciare, che creano la Costituzione di questo paese. Conclude anche lui con le condoglianze verso i familiari, lasciando la parola al Vicepresidente dell’Anpi nazionale e Presidente onorario dell’Anpi di Roma, che ammette la mancanza non tanto di un protagonista e testimone della Resistenza Italiana ma di un lucido intellettuale, che si è posto come guida e leader, attento a seguire e comprendere una società in continuo mutamento, avvicinandosi così alle nuove generazioni. Rendina, per ben oltre 12 anni, è stato presidente del Comitato Provinciale di Roma e del Lazio e nel novembre del 2011, l’ultimo presidente Partigiano combattente, ha ceduto a questa associazione di partigiani, il testimone. In ultimo, il Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna, ha espresso concetti di dolore e tristezza per la morte di uomo da una cultura così spiccata e concreta nelle azioni. Infatti, spiega che Rendina è stato sempre in servizio per l’intera collettività, riuscendo ad incarnare al massimo valori di libertà e di democrazia, gli stessi che gli vennero negati a suo tempo.
Massimo Rendina nacque il 4 gennaio 1920 a Venezia ma vi risiedeva nella sua abitazione di Bologna, dove aveva appena avviato la sua carriera giornalistica, prima di esser chiamato a partecipare alla guerra. Da Tenente di Fanteria a Comandante della Resistenza in Piemonte, a capo di una formazione autonoma, soprannominato “Max il giornalista“, combatté fino il mese di luglio del 1944. Divenne Capo di Stato Maggiore della I Divisione Garibaldi, partecipò alla liberazione della città di Torino e riprese nuovamente la sua professione di giornalista, in Piemonte, presso il giornale “Unità“. Dal lavoro con il quotidiano passò nelle vesti di direttore del telegiornale Rai. Fu anche insegnante di Storia della Comunicazione e quando si trasferì a Roma divenne il Presidente della locale Associazione degli Ex Partigiani, nonché membro del Comitato Scientifico dell’Istituto Luigi Sturzo, per effettuare ed approfondire le ricerche storiche di quegli anni storici, passati sotto il nome di Resistenza, pubblicando nel 1995, per gli Editori Riuniti, il Dizionario della Resistenza Italiana, accompagnato dalla prefazione di Arrigo Boldrini.
di Erika Lo Magro
8 febbraio 2015