In un’udienza la Corte di Cassazione ha delineato come la gelosia morbosa diventa reato o potrebbe diventarlo. Il nuovo provvedimento nasce a seguito di una storia di un marito siciliano, ossessionato dall’ipotetico tradimento da parte di sua moglie. Ecco che si vede svanire l’era dell’impunità verso coloro che coltivano una vera e propria ossessione verso la propria donna. La gelosia morbosa diventa reato con tutte le sue delicate sfaccettature: dal controllo costante del telefono cellulare alle contestazioni di tradimenti inesistenti, dalle continue richieste sul controllo del Dna della prole agli atteggiamenti oppressivi nel tentativo di far abbandonare il proprio lavoro o quotidianità e via discorrendo. Tutti questi atteggiamenti vengono inseriti in quel che è stato definito dalla Corte di Cassazione come comportamento vessatorio. Azioni che rientrano nel reato di maltrattamenti in famiglia, secondo quanto è stabilito dall’articolo 572 del Codice Penale.
Ciò che è accaduto ad un marito siciliano, il quale dovrà presentarsi davanti alla Corte di Appello di Palermo sotto processo, dopo che si era visto l’assoluzione dall’accusa di maltrattamenti verso la moglie, il 22 maggio 2014. In quell’occasione, la sua gelosia morbosa non poteva esser considerata punibile. Infatti, gli era stata ridotta la condanna a un anno e sei mesi, per la quale non è nota la vera pena originaria, ritenuto colpevole di stalking, per alcuni messaggi inviati alla coniuge, testimoniati dalla medesima con i suoi familiari.
Il 7 marzo 2013, la Procura Generale di Palermo avanzò ricorso alla Corte di Cassazione, insistendo sul ripristino della condanna per maltrattamenti, riportando successo. Dunque, la gelosia morbosa diventa reato in quanto non possa essere considerata e tollerata come un’innocua azione delle relazioni, caratterizzate da continui litigi.
Infatti, secondo la Corte Suprema i giudici di merito hanno considerato in modo sbagliato, in quanto non influente il fatto che la denuncia della moglie fosse avvenuta in un periodo successivo alla presentazione del conto pari a 300 mila euro, nella causa civile che l’uomo avanzò contro i suoceri: “per il mancato pagamento delle retribuzioni quale dipendente della loro società”. Tale è una somma rilevante da dimostrare, come si legge, “la sussistenza di motivi di astio dell’accusante, e dei suoi familiari chiamati a deporre a riscontro, nei confronti dell’imputato e non può essere bollata come elemento ininfluente ai fini della valutazione di attendibilità della principale teste a carico e dei testimoni a riscontro“.
Ora, sarà ancora da attendere i risultati del secondo appello, dove dovrà essere ulteriormente discusso il fattore di gelosia morbosa. Nel caso in cui dovesse emergere che le accuse inflitte da moglie e dai suoceri siano false e soltanto frutto di una ritorsione contro il coniuge, ecco che verrà annullata anche la condanna per il reato di stalking. Per questo era stata avanzata la richiesta di risarcimento danni con costituzione di parte civile.
Presso le Corte di Cassazione, alla Sesta Sezione Penale, davanti ai giudici, il marito è stato difeso dall’Avvocato Raffaele Bonsignore, il quale ha dovuto contrastare non solo l’Avvocato Antonio Paciotta, della moglie, ma anche la stessa Procura della Corte Suprema. Tuttavia, i giudici supremi dovranno analizzare come la gelosia morbosa diventa reato correndo due rischi, ossia quello che eventualmente la gelosia morbosa resti impunita o che una denuncia di questo genere sia stata avanzata soltanto a seguito di una costosa causa civile.
Un argomento delicato quello sulla gelosia che può oscillare tra la normalità e tra l’ossessione di possedere, osservare e controllare chi si ama. Un sentimento tipico delle relazioni che potrebbe trasformarsi in reato, nei casi estremi.
Fonte Ansa