I giudici della I Corte d’assise di Roma hanno assolto Pedro Pascual Ventura, il convivente domenicano di Claudia Colaprisco, l’avvocato di 43 anni, incinta di 3 mesi, trovata morta nella sua abitazione a giugno del 2010. L’uomo, accusato inizialmente di omicidio volontario, è stato ora assolto “perché il fatto non sussiste”.
La mattina del 16 giugno 2010, Ventura, rientrato da lavoro, trovò la donna a terra vicino una porta-finestra e fu proprio l’uomo a chiamare i soccorsi che si rivelarono inutili. Inizialmente si pensò a una morte naturale, ma le indagini subirono una svolta quando emerse che ci fu un litigio dovuto a un ritardo ingiustificato di Ventura. Emerse poi che l’uomo non aveva preso bene la gravidanza della convivente, fatto che incrinò i rapporti di coppia.
Durante il dibattimento c’è stata l’audizione di numerosi consulenti e periti, rimanendo sempre un contrasto sulla causa della morte. Nella giornata di oggi, 27 maggio, il Pm Rita Ceraso ha ritenuto che all’esito dell’istruttoria dibattimentale fosse rimasto un grosso dubbio, tale da non consentire di giungere a una sentenza di condanna del dominicano; da ciò, la richiesta di assoluzione. Gli avvocati di parte civile, Cinzia Folli e Fabio Salvati, hanno invece evidenziato come vi fosse una corrispondenza tra l’orario della morte dell’avvocato e la presenza in casa di Ventura, richiedendone pertanto la condanna. Dopo un’ora di Camera di Consiglio, la sentenza di assoluzione.
“È stata accolta la tesi della terribile disgrazia” ha dichiarato Alessandro Gentiloni Silveri, difensore di Ventura. “Non sono state accertate le cause della morte, né il perché delle lesioni sul corpo della povera vittima; non sono state spiegate un sacco di cose e ci sono prove che tutto quanto descritto nel capo d’imputazione non è accaduto. Una cosa su tutte: è stato accertato che Ventura non era e non è un lucido assassino”.