Per conto della Camorra tre imprenditori avevano messo in piedi un sodalizio riuscendo a gestire il gioco d’azzardo a Ladispoli.
Nelle vesti di tre imprenditori, tre componenti del Clan Giuliano di Napoli erano dediti alla pratica dello strozzinaggio, con atteggiamenti intimidatori nei confronti di altri imprenditori di Ladispoli. Nel dettaglio, venivano colpite persone vittime della crisi economica o dipendenti del gioco d’azzardo.
Il boss Patrizio Massaria è stato già identificato come un personaggio di rilievo nello stesso clan napoletano di Giuliano. Questi è stato considerato anche il più temuto per le sue azioni particolarmente violente. Gli altri due componenti del sodalizio, arrestati nella mattinata di oggi, 17 giugno, sono Angelo Lombardi e Carlo Risso.
L’organizzazione criminale operava già da diversi anni e aveva già attirato l’interesse degli uomini della Dia in tempi non sospetti. I tre imprenditori avevano messo in piedi un vero e proprio sistema di usura ai danni dei cittadini, dediti al gioco d’azzardo. Oggi, sono stati tutti e tre arrestati, a seguito di un’articolata operazione della Dia di Roma, denominata Alsium, avviata nel mese di marzo dell’anno 2014. I soggetti posti in manette, residenti a Ladispoli, agivano principalmente sulla piazza di Ladispoli.
Inoltre, dalle indagini in merito alla Camorra del litorale romano è emerso come venivano concessi prestiti a tasso usuraio, con interessi annui tali da raggiungere perfino il 120% dell’importo versato. Per questo, il giro di affari dei tre imprenditori fruttava diverse centinaia di migliaia di euro, ai danni di circa 10 persone coinvolte nel caso. Queste nella maggioranza delle volte dovevano cedere alla Camorra un quinto dello stipendio. Nel dettaglio, per ricordarne uno, un dipendente pubblico, dipendente del gioco d’azzardo e delle scommesse di calcio, nel giro di tre anni è riuscito ad accumulare un debito pari ad oltre 10 mila euro. Non potendo far fronte a queste spese, nonostante abbia consegnato il quinto del suo stipendio, è stato minacciato più volte dal clan.
A confermare il sistema ingegnato dalla Camorra le testimonianze delle medesime vittime, nonché diverse intercettazioni telefoniche, video, servizi di appostamento, di controllo e di pedinamento da parte degli agenti.