La guardia di Finanza ha sgominato una cellula della Ndrangheta a Roma. L’operazione, che ha visto impiegati oltre 300 militari del II Gruppo Roma, supportati dai ”Baschi Verdi” di Ostia e Roma, dalle unità cinofile antidroga e da un elicottero del Reparto Operativo Aeronavale di Civitavecchia, ha portato all’arresto di 19 persone, tra cui esponenti della famiglia calabrese Tassone e alcuni “colletti bianchi”. La cellula criminale era dedita all’importazione di ingenti quantitativi di cocaina dal Sud America, 1062 chili in 2 anni, destinata alla piazza romana.
L’operazione dei finanzieri del Comando Provinciale di Roma è scattata nell’ambito di complesse indagini sul traffico internazionale di sostanze stupefacenti partite dal litorale romano. Per gli inquirenti sarebbe stato Cosimo Tassone, calabrese 46enne di Nardodipace, il promotore e organizzatore delle importazioni di cocaina dalla Colombia, Argentina e Brasile. La droga sarebbe stata fatta arrivare in Europa all’interno di container e nascosta tra la merce regolare, anche tra carichi di banane. “Il 75% di quello che passa, passa tramite me” si sarebbe vantato in una conversazione intercettata. La base operativa della cellula si localizzava nella zona dei Castelli Romani. Gli appartenenti non disdegnavano il ricorso alla violenza e alle minacce per far rispettare gli accordi. Nell’abitazione di uno degli arresti i finanzieri hanno trovato una pistola sotterrata in giardino.
Ma l’indagine ha anche analizzato il “filone finanziario” dell’organizzazione accertando che il denaro veniva portato “a mano” da Roma a Lugano dove, tramite una casa di cambio, veniva ripulito trasformando la valuta in dollaro e poi, attraverso bonifici di piccolo taglio, trasferito in Brasile per il pagamento della droga. Un sistema con cui sarebbe stato inviato oltre 1,4 milioni di euro tra maggio e luglio 2014. Le somme avrebbero raggiunto la Svizzera anche tramite la complicità di personale diplomatico del Congo. A garanzia del corretto svolgimento dell’operazione finanziaria, il figlio di uno dei manager coinvolti nelle fasi di riciclaggio veniva trattenuto in ostaggio in un albergo brasiliano fino all’accredito della somma di denaro.
“Forse per la prima volta” ha affermato il procuratore aggiunto Michele Prestipino, nel corso di una conferenza stampa “l’indagine ha consentito di ricostruire il flusso di denaro che da Roma, tramite la Svizzera, arrivava fino in Brasile”. Per quanto riguarda l’organizzazione criminale, Prestipino ha precisato: “Si tratta di una cellula romana della ‘Ndrangheta stabilizzata da tempo nella Capitale”. Per gli inquirenti un ruolo chiave nelle investigazioni è stato rivestito da un top manager italo-svizzero in passato direttore di una grossa società petrolifera.