La notte dei lunghi coltelli fu l’epurazione che ebbe luogo in Germania per ordine di Hitler fra il 30 giugno e il 2 luglio 1934 e che coinvolse i vertici delle SA, gli oppositori del regime, gli ex compagni politici di Hitler, i vecchi nemici e le persone estranee alla vita politica e militare tedesca. Lo stesso Cancelliere del Reich si preoccupò di fornire i dati riguardo i morti: 71 persone assassinate, anche se il totale delle vittime si aggira intorno a 150-200 persone. Al momento dell’annuncio, Hitler dichiarò quanto segue:
“Se qualcuno mi rimprovera e mi chiede perché non mi sono rivolto alle regolari corti di giustizia, allora tutto ciò che posso dire è questo: in queste ore io sono responsabile del destino del popolo tedesco, e quindi sono diventato il giudice supremo del popolo tedesco”.
(Shirer, 1962)
In poche ore vennero massacrati i militanti delle Squadre d’Assalto e il quadro dirigente dell’organizzazione paramilitare nazista. Dietro il massacro si nascondeva la volontà di due luogotenenti di Hitler, che convinsero lo stesso Fuhrer di avere le prove dell’organizzazione di un colpo di Stato contro il governo dei Reich, comandato proprio dai capi delle SA.
E, infatti, i quotidiani del 1° luglio cercarono subito di rassicurare la popolazione in merito al pericolo sventato di una seconda rivoluzione paventata dalle SA, sottolineando la presa di controllo di Hitler. L’ultimo nodo da sciogliere riguardò la sorte di Röhm: l’ordine dato sancì la sua morte, con il suicidio come unica alternativa. Così gli consegnarono una pistola con un solo colpo, ma Röhm si rifiutò di usarla in quanto pretendeva di essere ucciso da Hitler.
Le esecuzioni terminarono alle 4.00 del 2 luglio per ordine di Hitler. Tutti i vertici delle SA vennero assassinati tramite decapitazione, così come gli ufficiali ostili al regime nazista e gli oppositori della classe conservatrice. Il giorno successivo, 3 luglio, il Governo emanò una legge elaborata dal giurista Carl Schmitt, consistente in un unico articolo che così recitava:
“Le misure prese il 30 giugno, il 1 e 2 luglio 1934 per reprimere gli attentati alla sicurezza del paese e gli atti di alto tradimento sono conformi al diritto in quanto misura di difesa dello Stato“.
Questa legge di fatto non fece altro che autorizzare, senza possibilità di giudizio posteriore, qualunque azione ritenuta necessaria per la difesa dello Stato.
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Roma, 30 giugno