Tassa sui rifiuti, ci sono alcuni casi in cui il pagamento può essere contestato e rifiutato: ecco come bisogna comportarsi nelle diverse situazioni
È praticamente impossibile non confondersi con le tasse sui rifiuti: le vecchie Tarsu (Tassa per lo Smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani), Tia (Tariffa di Igiene Ambientale) e Tares (Tributo comunali sui Rifiuti e sui Servizi) sono state sostituite dalla Tari (Tassa sui Rifiuti). In poche parole, i contribuenti devono fare i conti con una serie di sigle sempre diverse e con regolamenti poco chiari.
Inoltre, questa imposta non è sempre legittima, ci sono alcuni casi in cui può essere contestata e si può rifiutare il pagamento. La Tari viene applicata a chi possiede locali o aree esterne che producono rifiuti urbani: sono escluse le aree condominiali e le pertinenze di immobili tassati. A seconda del Comune, l’importo cambia, come anche in base alle utenze (domestiche e non domestiche). Una parte dell’importo è fissa e si riferisce al costo del servizio, mentre il resto è variabile, in proporzione a quanti rifiuti sono stati prodotti.
Secondo alcuni esperti, la Tari sarebbe incostituzionale a causa del mancato rispetto dei criteri di proporzionalità e progressività. I casi in cui si può considerare la tassa illegittima sono però altri. Ad esempio, si può rifiutare il pagamento se la delibera delle tariffe è stata adottata dopo la data fissata dalle leggi nazionali per la delibera del bilancio di previsione. Altro caso è quello di zone in cui la raccolta dei rifiuti non è prevista e la tariffa non è stata ridotta almeno del 40%. L’ipotesi principale, però, è rappresentata dalla violazione di un articolo della Legge di Stabilità del 2014.
Questo articolo prevede che il costo del servizio sia determinato in base a un piano tariffario ben preciso che includa parte fissa e variabile e che tenga conto di utenze domestiche e non. In molte cartelle di pagamento non c’è traccia di questo piano, dunque la tariffa non risulta essere chiara e comprensibile. Il ricorso è possibile, ma se la risposta dovesse essere negativa o assente, si potrà prolungare l’azione legale di fronte alla Commissione Tributaria Provinciale.