L’inchiesta interna portata avanti da Atac fa sì che emergano dati relativi ai guasti segnalati negli ultimi venti giorni dai dipendenti. E spesso i guasti sono apparsi inesistenti
Potrebbero non essere stati il frutto di una casualità alcuni dei danni segnalati dai macchinisti Atac. L’inchiesta che riguarda i disagi in metro – come riportato da ilmessaggero.it – sta aprendo a questa possibilità. Sembra, infatti, che proprio i dipendenti possano aver causato i danni per rallentare le corse e per allungare i tempo di attesa dei pendolari. Questo, almeno, è quanto sospettato dagli ispettori aziendali, che stanno monitorando i tanti malfunzionamenti segnalati dal 1° luglio, data in cui è diventato obbligatorio timbrare il cartellino a inizio e a fine turno, ad oggi. La mossa del timbro non sembra essere piaciuta ai conducenti dato che da quel momento è iniziato il loro sciopero bianco. L’obiettivo? Far sì che i vertici Atac facciano un passo indietro e ritirino la riforma in vigore. E dal 1° luglio i malfunzionamenti segnalati (prima della corsa i conducenti verificano che tutto sia in regola, se così non fosse il convoglio, come da prassi, non parte) sono aumentati del 200% rispetto a quelli di giugno e del 300% rispetto a luglio 2014.
E i danni per non far partire un treno non devono essere obbligatoriamente eccessivi, basta anche solo una spia spenta. Dunque, soprattutto nel caso della municipalizzata dei trasporti, non è difficile trovare dei guasti dato che i convogli sono degli anni Novanta per lo più, ma i controlli parlano chiaro: sono stati segnalati guasti inesistenti spesso. Ecco allora che si pensa alla manomissione dei dipendenti. Ed è normale, allora, aspettarsi delle sanzioni disciplinari nei confronti di agire in modo scorretto.
Non sembra essere servito a garantire la pace neanche l’accordo firmato recentemente tra Atac e sindacati: a settembre verrà sottoposto a referendum.