Roma ter, per il sindaco Ignazio Marino ancora un nuovo rimpasto. La giunta perde pezzi, mentre Roma e i suoi cittadini ne attendono la rifondazione
Ancora un rimpasto per il sindaco Ignazio Marino, con la Giunta che perde pezzi, tra dimissioni, e ancora prima colpa di Mafia Capitale. L’ultima testa a volare in ordine di tempo è stata quella del già dimissionario Guido Improta, l’assessore alla mobilità trovatosi nel vortice della bufera dei disservizi Atac, scioperi bianchi, invasioni di binari da parte dei pendolari della Ostia-Lido. Ne ha fatte le spese l’ex vicesindaco Luigi Nieri, stanco di essere il tramite per gli attacchi all’amministrazione capitolina. Eppure, questa sembra ormai storia vecchia, perché a poche ore di distanza dalla cacciata di Improta, nemmeno il tempo di un sospiro, ecco che arriva la defezione dell’assessore renziano al bilancio Silvia Scozzese: “La macchina amministrativa ha probabilmente bisogno di più risorse, ma, a mio avviso, ha bisogno, prima di ogni altra cosa, di recuperare efficienza ed equità nella distribuzione dei benefici che eroga ai cittadini nel pieno rispetto delle regole e dei principi che disciplinano l’azione amministrativa“. Un’affermazione che fra agli interpreti più sibillini della politica se non è suonata come un requiem poco ci è mancato. Le dichiarazioni alla Festa dell’Unità sulla “destra che deve tornare nelle fogne”, e le scuse. La risposta piccata, “connetta i due neuroni che ha“, e le scuse. I proclami di aprire ai privati in mancanza di uno sblocco nella trattativa Atac-sindacati, senza contare che, conti alla mano, servono 200 milioni di euro freschi, altrimenti Atac s.p.a dovrà essere dichiarata fallita. La delibera secondo cui i numeri romani spariranno dai nomi delle vie e indicazioni di interesse, che fa il pari con il nuovo logo mai digerito e oggetto di feroci critiche
Cosa deve fare Marino – Andare avanti per il sindaco si fa sempre più dura, e la critica, a guardare l’opposizione, tenterà di forzare la mano come fatto in precedenza, chiedendo a gran voce le dimissioni. Marino, invece, pensa al rimpasto. Volti nuovi ed energie fresche. La domanda è se tutto questo potrà bastare. Precisiamo: Marino è senza dubbio una persona onesta, fin troppo limpida al cospetto di chi si è visto porgere le manette ai polsi negli ultimi mesi colpa gli effluvi di Mafia Capitale, ma manca a quanto pare di romanità: “Chi non conosce Roma, non può governarla“. Perché un sindaco straniero, a sentire i cittadini, non era da farsi. Marino forse dovrebbe dimettersi, a questo punto. L’onestà sta anche nell’accettare la sconfitta di un mandato nato sotto una stella poi trasformatasi in un buco nero, capace di inghiottire pure le migliori intenzioni. La Giunta Marino vuole arrivare al 2023? Qui il problema sarà arrivare a fine anno con le stesse facce, mentre all’orizzonte milioni di pellegrini sono pronti a invadere una Capitale che arranca tra sporcizia, disservizi e mancanze di infrastrutture adeguate a convogliare una tale onda d’urto. Roma non è mai stata così stanca. E dire che 2 mila anni non l’avevano poi così scalfita quanto gli ultimi anni di mala-politica. Una volta ce la invidiano tutti, a noi italiani; ma la Roma felliniana rischia di sparire a colpi di scure. Roma è diventata un tacchino pronto a scoppiare per il troppo ripieno. Sì, di insoddisfazione. Urgono probabilmente nuove elezioni.