La frana della Val Pola, è un evento naturale che si è verificato in Valtellina il 28 luglio 1987. Nel luglio di quell’anno la Valtellina è stata colpita da una serie di disastri naturali conosciuti come l’Allluvione della Valtellina.
La frana della Val Pola può essere considerata una logica conseguenza della grande quantità di pioggia caduta nei giorni precedenti. Già il 25 luglio molti avevano notato una fessura nel Monte Zandila, lunga circa 600 metri, che tra il 26 e il 27 luglio si è progressivamente estesa. L’intervento dei geologi ha fatto sì che la zona venisse dichiarata inagibile.
Dichiarata l’inagibilità, i lavori sono andai avanti per ripristinare il collegamento stradale, la il 28 luglio alle 7:23, mentre sette operai stavano già lavorando per ripristinare la normalità, un intero pezzo di montagna si è staccato dando vita alla frana della Val Pola.
La tragedia si è consumata in poco tempo: circa 40 milioni di metri cubi di materiale sono precipitati a valle a una velocità di 400 km/h, distruggendo Sant’Antonio Morignone e Aquilone, colpita non dalla massa precipitata, ma dallo spostamento d’aria.
35 le vittime, sette operai e 28 abitanti di Aquilone, che non era stata evacuata perché ritenuta fuori pericolo.
La grande quantità di detriti ha anche creato una barriera alta 50 metri, bloccando il flusso del fiume Adda e dando vita a un lago naturale (il lago ha segnato una crescita di circa 2 centimetri all’ora) che ha fatto crescere la paura di assistere a un secondo Vajont.
Il disastro avvenuto quell’estate ha acceso un dibattito in Italia: secondo alcuni politici i fenomeni avvenuti non potevano essere evitati in alcun modo; geologi e giornalisti non erano dello stesso avvisano e hanno dato responsabilità all’uomo, che ha sconvolto quel territorio costruendo centri urbani senza preoccuparsi di effettuare opere di manutenzione nelle aree montane.
Oltre 4000 miliardi di lire di danni, inizialmente stimati solo in 1200 miliardi. Nel 1990 il Parlamento ha emanato una legge, conosciuta come Legge Valtellina, con cui è stata destinata una somma pari a 2400 miliari di lire (negli anni dal 1989 al 1994) per il monitoraggio idro – geologico e per la ricostruzione dei comuni colpiti dal disastro.