L’invenzione della macchina per scrivere viene attribuita a molti inventori, tuttavia a brevettarla è stato William Austin Burt, che proprio il 23 luglio 1829 mostrò al mondo il suo prototipo di tipografo chiamato da lui stesso “pressa familiare”: una scatola rettangolare di legno con una leva rotante che abbassandosi faceva sì che le lettere (maiuscole e minuscole) inchiostrate entrassero in contatto con il rotolo di carta, che era posizionato intorno a un rullo. Si trattava del primo modello realizzato in America, come certificato dai documenti conservati dallo United States Patent Office.
Costruì la macchina da scrivere per accelerare il proprio lavoro in corrispondenza come geometra del governo, ma nel corso degli anni la macchina per scrivere di William Austin Burt, nonostante le modifiche effettuate, non riuscì mai ad ottenere un vero e proprio successo a livello commerciale, soprattutto a causa a causa del fatto che la digitazione era più lenta della scrittura a mano. Un altro inconveniente era dato dall’inchiostrazione manuale.
Nonostante tutto apportò anche delle innovazioni: il rullo portacarta a scappamento, il nastro inchiostrato, la tastiera Qwerty e la disposizione delle lettere che consentì di poter battere i tasti alternativamente dalle dita di entrambe le mani. Il modello di William Austin Burt fu fondamentale per l’evoluzione del macchinario ed è quello che più si è avvicinato alle versioni dell’italiano Giuseppe Ravizza e dell’americano Scholes. Ben presto Burt perse interesse e decise di vendere i suoi diritti nel marzo del 1830.