La Protezione animali lancia un appello ai cittadini affinché siano consapevoli del fenomeno dell’allevamento illegale di cinghiali e invita tutti ad aiutare le autorità
“Mentre non accenna a placarsi la campagna persecutoria nei confronti dei cinghiali, alimentata da chi evidentemente altro non aspettava se non l’occasione di gettare benzina sul fuoco, poco o nulla si fa per fermare il fenomeno dell’allevamento illegale di cinghiali, una della cause alla base del presunto sovrannumero visto che molti esemplari riescono a fuggire dalle strutture e a tornare allo stato selvatico. Anche per questo, dal modo in cui viene gestita la vicenda cinghiali, mi pare evidente che l’allarmismo di questi giorni nasconda forti interessi economici“.
Lo dichiara Andrea Brutti dell’Ufficio Fauna Selvatica di Enpa che, a seguito della scoperta di un allevamento clandestino nel Maceratese (solo nelle Marche la Forestale ha sanzionato ben 9 allevatori illegali nell’ultimo anno), lancia un appello affinché tutti i cittadini italiani aiutino le forze dell’ordine a ripristinare la legalità.
“Chiunque abbia notizia di cinghiali detenuti da privati deve darne segnalazione alle autorità competenti affinché esse possano provvedere a verificare il rispetto di quanto previsto dalla legge 157/92 sulla protezione della fauna, dalla 150/92 sulla detenzione degli animali pericolosi e dal nostro Codice Penale (art. 544 bis e ter) in materia di maltrattamenti e uccisioni animali. Dobbiamo sorvegliare il territorio” spiega Brutti “e non aiutare con il nostro silenzio chi specula mettendo a rischio non solo la vita degli animali, ma la pubblica sicurezza. Dal momento che le istituzioni si ostinano a seguire politiche inutili e fallimentari basate sugli abbattimenti e sul coinvolgimento delle “doppiette” nella gestione faunistica, sta a noi cittadini segnalare le criticità e le violazioni normative”.
Naturalmente, la questione viene seguita anche dall’ufficio legale della Protezione Animali, che sta valutando la possibilità costituirsi parte civile in ogni processo contro gli allevatori abusivi.
“Vent’anni di uccisioni di animali non hanno portato a nulla, anzi” conclude Brutti “alcune tecniche venatorie hanno causato la destrutturazione dei branchi aumentando la capacità riproduttiva delle femmine. Intanto, mentre si discute su come ampliare le possibilità di sparo ai cinghiali, poco o nulla si fa per intervenire sulle reali cause alla base del presunto sovrannumero, a cominciare dalle immissioni sul territorio, dall’allevamento e dalla compravendita di cinghiali. Compravendita che avviene spesso alla luce del sole anche nelle situazioni di illegalità e che dunque potrebbe essere facilmente oggetto di controlli. Che, ciononostante, continuano ad essere insufficienti”.