Cartelle Equitalia e falsi dirigenti: diverse sentenze hanno annullato i pagamenti, ma ci sono anche giudici che hanno dato ragione al Fisco
La vicenda dei “falsi dirigenti” dell’Agenzia delle Entrate e delle cartelle di Equitalia che hanno firmato non smette di far discutere. I funzionari erano stati promossi senza alcun concorso pubblico e finora diverse sentenze in tutta Italia hanno dato ragione ai contribuenti, annullando le pretese di pagamento. Ora però c’è anche una sentenza a favore della società di riscossione e del Fisco, una novità che rischia di creare parecchia confusione. Ma procediamo con ordine.
Secondo i giudici tributari di Forlì, i documenti firmati da questi dirigenti devono essere considerati validi. Il motivo va trovato in quello che ha stabilito la Corte Costituzionale nel far decadere i funzionari, cioè che la funzionalità degli uffici fiscali non dipende dalla validità degli incarichi dirigenziali, visto che esiste la delega. Dunque, le cartelle e gli altri accertamenti non dovrebbero essere annullati nemmeno se chi ha firmato i documenti era un dirigente illegittimo.
Questa sentenza è molto diversa da quella della Commissione Tributaria Regionale della Lombardia, secondo cui i dirigenti non sono altro che usurpatori di cariche pubbliche. Bisogna ricordare comunque che l’Agenzia delle Entrate è obbligata a dimostrare sempre che la firma e la delega siano state usate in maniera corretta, una prova da fornire con appositi documenti, altrimenti l’atto va annullato.