Il 13 agosto 1943 Roma fu bombardata per la seconda volta dagli Alleati, che cercarono di sferrare l’attacco decisivo per portare il Fascismo alla resa. L’attacco fu devastante, iniziò alle 11 di mattina e non risparmiò gli edifici civili e la popolazione: ben 409 aerei, bombardieri e da caccia, decollarono dalla Tunisia, dall’Algeria e da Pantelleria e, più di un’ora di volo, sorvolarono sulla Capitale, dove scaricarono 500 tonnellate di esplosivo. Alla prima ondata ne seguirono altre due. Il secondo bombardamento di Roma durò un’ora e mezza e, infatti, alle 12.33 suonò il cessato allarme.
Ostiense, Tiburtino, Tuscolano, Prenestino furono i quartieri maggiormente colpiti da questo secondo bombardamento di Roma e, oltre ai morti e ai feriti, si arrivò a parlare di circa 40mila senza tetto. Vennero a mancare i servizi primari, dall’acqua alla corrente elettrica e cittadini ne uscirono, ovviamente, terrorizzati.
Immediato l’arrivo dei soccorsi: intere squadre e gli uomini della croce rossa scavarono tra le macerie per cercare di portare in salvo i feriti. Appena possibile Pio XII si recò nei pressi dei luoghi devastati per cercare di confortare e di supportare i cittadini vittime dell’attacco Alleato e il giorno successivo Badoglio, alla guida del Governo dopo la caduta di Mussolini, dichiarò Roma “città aperta”, ma questo non portò americani e inglesi a interrompere gli attacchi.