La strage dell’Italicus fu un attentato terroristico avvenuto il 4 agosto a San Benedetto di Sambro (Bologna). Nella notte, all’1:23, esplose una bomba nella quinta vettura dell’espresso Roma – Monaco di Baviera, che causò la morte di 12 persone e il ferimento di altre 48. Una strage che poteva essere ancora più spaventosa se la bomba fosse esplosa all’interno della Gran Galleria dell’Appennino nei pressi di San Benedetto Val di Sambro. Tra le vittime Silver Sirotti, il ferroviere conduttore di 25 anni che si sacrificò per andare a soccorrere i passeggeri intrappolati nelle fiamme.
Già dal giorno successivo alla strage dell’Italicus apparvero diverse rivendicazioni dell’attentato a firma “Ordine Nero”, che attraverso dei volantini dichiarò esplicitamente di aver vendicato Giancarlo Espositi:
“Giancarlo Esposti è stato vendicato. Abbiamo voluto dimostrare alla nazione che siamo in grado di mettere le bombe dove vogliamo, in qualsiasi ora, in qualsiasi luogo, dove e come ci pare. Vi diamo appuntamento per l’autunno; seppelliremo la democrazia sotto una montagna di morti”.
(informagiovani.it)
Italo Bono in seguito fu identificato come autore dei volantini e di varie chiamate anonime effettuate e per questo fu arrestato il 5 agosto. Tuttavia le indagini su Bono, appartenente all’estrema destra, ma poco considerato nell’ambiente, non diedero risultati positivi dato che sia lui che altri estremisti collegabili alla sua persona disponevano di un alibi.
Il 9 agosto si giunse a una piccola svolta grazie alla testimonianza di una donna, Rosa Marotta, che disse alla Questura di Roma di aver sentito una ragazza parlare della preparazione dell’ attentato nella propria ricevitoria. Claudia Ajello, la ragazza in questione, fu riconosciuta dopo accertamenti veloci e fu interrogata. Dopo aver affermato di non aver parlato di bombe, ma di aver parlato con la madre del trasferimento da Roma a Mestre in treno, per lei si arrivò al giudizio per falsa testimonianza e successivamente fu accertato il suo ruolo al Sid. Claudia Ajello, infatti, non era solo la traduttrice del Sid, era un’infiltrata all’interno del PCI di Casal Bertone.
Le indagini andarono avanti, ma gli investigatori non riuscirono a trovare una pista concreta da seguire fino a quando Aurelio Fianchini evase dal carcere di Arezzo insieme a Felice D’Alessandro e Luciano Franci. Fianchini poi rivelò alla stampa:
“La bomba è stata messa sul treno dal gruppo eversivo di Mario Tuti che ha ricevuto ordini dal Fronte nazionale rivoluzionario e da Ordine nero. Materialmente hanno agito Piero Malentacchi, che ha piazzato l’esplosivo alla stazione di Santa Maria Novella a Firenze, Luciano Franci, che gli ha fatto da palo, e la donna di quest’ultimo, Margherita Luddi“.
(firenze.repubblica.it)
Nonostante l’emissione di un mandato di arresto nei confronti di Tuti, quest’ultimo riescì a fuggire, espatriando prima ad Ajaccio e poi sulla Costa Azzurra, ma in seguito fu rintracciato dalla polizia francese.
Ancora più strano apparve che Alessandra De Bellis, ex moglie del terrorista Augusto Cauchi, a un anno dalla strage attribuisse l’attentato proprio all’ex marito e ai suoi complici, tra i quali Mario Tuti, senza però riuscire mai ad essere ascoltata veramente davanti al Pm di Arezzo. Anzi, dopo poco tempo la donna finì in una clinica psichiatrica, in cui fu sottoposta a trattamenti che non le permisero più di ricordate (o non volle più ricordare) quanto accaduto. Solo dopo si venne a sapere che il giudice che insabbiò la testimonianza, Mario Marsilli, era il genero di Licio Gelli, maestro venerabile della P2.
Solo successivamente si arrivò al mistero del coinvolgimento della P2 e la Commissione Parlamentare in merito dichiarò:
“Tanto doverosamente premesso ed anticipando le conclusioni dell’analisi che ci si appresta a svolgere, si può affermare che gli accertamenti compiuti dai giudici bolognesi, così come sono stati base per una sentenza assolutoria per non sufficientemente provate responsabilità personali degli imputati, costituiscono altresì base quanto mai solida, quando vengano integrati con ulteriori elementi in possesso della Commissione, per affermare: che la strage dell’Italicus è ascrivibile ad una organizzazione terroristica di ispirazione neofascista o neonazista operante in Toscana; che la Loggia P2 svolse opera di istigazione agli attentati e di finanziamento nei confronti dei gruppi della destra extraparlamentare toscana; che la Loggia P2 è quindi gravemente coinvolta nella strage dell’Italicus e può ritenersene anzi addirittura responsabile in termini non giudiziari ma storico-politici, quale essenziale retroterra economico, organizzativo e morale”.
(Relazione di maggioranza della Commissione Parlamentare sulla Loggia P2, Wikipedia)
Il processo portò all’assoluzione di tutti gli imputati a causa dell’impossibilità di stabilire in modo concreto i mandanti e gli esecutori della strage dell’Italicus, anche se comunque il fatto fu attribuito agli esponenti dell’estrema destra e alla P2. Infatti, nel 1986 il presidente della Corte d’assise d’appello di Bologna, Pellegrino Annaccone, condannò Mario Tuti e Luciano Franci all’ergastolo (in qualità di esecutori), Francesco Sgrò a un anno e cinque mesi per calunnia e assolse Piero Malentacchi e Margherita Luddi. Ma nella sentenza del 1987 il giudice Corrado Carnevale decise di annullare la sentenza del 1986. Poi nel 1992 fu la volta dell’assoluzione definitiva. La strage dell’Italicus rimase senza colpevoli.