Ignazio Marino, ora il Pd batte cassa: manca obolo del 10% sugli stipendi. Il sindaco non avrebbe versato il contributo richiesto agli eletti in seno ai democratici. E quell’assicurazione….
Mentre in ucraina tra elezioni regionali e comunali, Vitali Klitschko, ex pugile e campione del mondo dei pesi massimi, concorrerà per un secondo mandato a sindaco di Kiev, a Roma, in previsione del Giubileo, il sindaco uscente Ignazio Marino non ne vuole proprio sapere di andare al tappeto, dopo la sfiducia palese in seno al Partito Democratico. Lo stesso Matteo Orfini, apparentemente ultimo araldo del sindaco, ha preso alla fine le distanze dal primo cittadino, per non aver digerito le la nomina di Aurelio Regina e Azzurra Caltagirone nel Cda della Fondazione Musica per Roma. “A giudicare dalle nomine last minute, la grande guerra ai poteri forti si è fermata davanti ai cancelli dell’Auditorium“, ha scritto il commissario straordinario del Partito Democratico romano.
Una dichiarazione, quella di Matteo Orfini, che sembra aver dunque espresso ad alta voce l’irritazione del presidente del Consiglio, il Matteo nazionale, il quale ora dovrà fare la conta e ridurre al minimo il numero dei feriti. La stessa possibilità avanzata da Marino di voler partecipare alle primarie dei democrat per scegliere il futuro candidato allo scranno più importante di Palazzo Senatorio, inoltre, pare abbia trasformato il fastidio di Renzi in vera e propria furia. Ed ecco allora spuntare la questione dell’obolo, di quel 10% non versato da Ignazio Marino nelle casse del partito, così come da statuto, per tutti coloro che sono stati eletti nelle sue file.
Se la manovra può sembrare di poco conto per il semplice cittadino romano, così non è per l’alta dirigenza del Pd, che vede nella dimenticanza di Marino probabilmente una mancata riconoscenza per aver vinto le elezioni grazie al proprio simbolo. Ma la questione dell’obolo potrebbe essere anche l’ennesimo strumento per minare la residua fiducia degli elettori del sindaco uscente, che non fa in tempo a chiarire la posizione sugli scontrini, che si vede subito attaccato con altra arma. Di fatto, da che Marino ha dichiarato il suo intento di fare un passo indietro e rimettere il proprio mandato, non si è perso tempo a fargli le pulci, sondando tutte le storture a questi riconducibili, non ultimo la polizza assicurativa in capo all’Adir, quale paracadute contro i danni erariali; l’Adir è però azienda a partecipazione pubblica, le cui quote sono detenute dalla Regione Lazio, Cotral Patrimonio e dalle province di Roma e Viterbo. “Se ne può agevolmente ricavare che l’eventuale danno erariale provocato al Comune da un assicurato dovrebbe essere dunque pagato dal Comune stesso, più Regione e tre Province”, scrive Sergio Rizzo sul Messaggero.
Detto questo, Marino sta davvero meditando di ritirare le sue dimissioni e continuare così come aveva promesso fino al 2023? Non lo sappiamo, ma Roma non è il Madison Square Garden e alla città serve un combattente su cui puntare per arrivare fino all’ultimo round. E forse una telefonata a Vitali Klitschko non guasterebbe.