Era la mattina del 7 novembre 1940 quando avvenne il crollo il ponte di Tacoma, costruito per servire le città di Tacoma e di Gig Harbor, a causa delle raffiche di vento. I lavori di costruzione iniziarono due anni prima, il 23 novembre 1938 e la sua inaugurazione avvenne il 1° luglio 1940. Si trattava di uno dei più grandi ponti sospesi al mondo, ma quella mattina, intorno alle 10, non ci fu nulla da fare quando iniziò la torsione della campata centrale del ponte, che poi collassò in poco più di un’ora. La sua struttura imponente portò i tecnici a non preoccuparsi di controllare i possibili effetti delle forze aerodinamiche sul ponte e questo errore fu fatale perché nessuno, fatta eccezione dell’ingegnere civile Theodore Condron, rinforzò la struttura della campata centrale, che era lunga 853 metri.
Il crollo del ponte di Tacoma fu causato da un’instabilità aeroelastica. Per ore, a causa delle costanti raffiche di vento di oltre 60 km/h, andò avanti questo processo di vibrazioni e alla fine i cavi di sostegno si ruppero, portando così al collasso l’intera struttura. Il ponte salì e scese 38 volte al minuto e la campata centrale si mosse più di nove volte e sbandò. Immediatamente si optò per la chiusura del ponte e questo garantì l’incolumità della gente (nessuna vittima). Gli otto milioni di dollari spesi per la costruzioni andarono in fumo nel giro di sei mesi e il ponte riaprì solo nell’ottobre del 1950.
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