Il 26 novembre 1461 si verificò il terremoto dell’Aquila che, insieme a quelli del 1703 e del 2009, è considerato uno degli eventi sismici che ha avuto maggiori effetti distruttivi. L’evento si verificò nella Valle dell’Aterno e fu anticipato a metà novembre da un’altra scossa che perl non provocò danni. Quella del 26 novembre, avvenuta dieci giorni dopo la prima scossa, ebbe effetti devastanti: Castelnuovo, Onna, Poggia Picenze e Sant’Eusanio Forconese andarono distrutti e stessa sorte toccò all’Aquila. Lì furono devastati i quartieri storici e tanti altri subirono gravi danni. La cupola della basilica di San Bernardino, al tempo ancora in costruzione, il Duomo e le chiese di San Domenico, San Francesco a Palazzo,San Silvestro e parte della basilica di Santa Maria di Collemaggio furono tra gli edifici ad essere gravemente colpiti dal terremoto dell’Aquila, che provocò circa 150 morti, 80 in città e altri 70 circa nelle zone circostanti.
Anton Ludovico Antinori, arcivescovo cattolico e storico del Settecento, scrisse quanto segue del terremoto dell’Aquila:
“[…] allo stato funesto della Città rovinata in tante parti, e guaste in tutte le altre, talché la quarta parte di essa restò adeguata al suolo, e le altre tre rotte, e lesionate, si aggiunse il non meno funesto del contado. In esso fu il danno ineguale giacché ne toccò il maggiore ai castelli di Sant’Eusanio, di Castelnuovo, di Onda [Onna, n.d.r.], e del Poggio presso Picenza. Questo cadde quasi del tutto, nell’altro di Sant’Eusanio rovinarono tutte le case, e le chiese sicché non rimasero neppure le mura laterali in piedi né chiesa alcuna e vi morirono persone in più gran numero che altrove onde lo scrissero totalmente rovinato. Eguali furono i danni di Castelnuovo divenuto un mucchio di sassi, caduti anche i torrioni delle mura comuni colla morte di 28 persone, tutte native del luogo […] Nella Villa di Onda né tampoco restò casa impiedi […]”.