Il 19 novembre 2005, durante la guerra irachena, i Marines americani uccisero ben 24 civili. Inizialmente la causa di quelle morti fu attribuito allo scoppio di una bomba esplosa in quella zona, almeno secondo la versione raccontata dal 3° battaglione, che in seguito fu smentito da diversi reportage giornalistici. La realtà, infatti, era ben diversa da quella verbalizzata.
La strage di Haditha si verificò a seguito della morte di Miguel Terrazas, un marine di vent’anni morto a causa dell’esplosione di una bomba rudimentale situata sul ciglio della strada percorsa dalla pattuglia con cui si trovava. Due compagni restarono feriti e nel frattempo si scatenò l’ira dei marini che fermarono un taxi e uccisero le cinque persone a bordo, quattro studenti e l’autista. Non contenti entrarono in quattro abitazioni della zona: casa Waleed, dove uccisero sette persone, non risparmiando neanche la bambina; casa Younis, dove uccisero otto persone, sei di queste erano donne; infine, entrarono nelle due case della famiglia Ayed. Nella prima uccisero quattro uomini, nella seconda tennero prigionieri donne e bambini.
Compiuto il massacro, passarono delle ore e i superiori del battaglione fecero ripulire la zona per poi insabbiare la scena del crimine. E ci riuscirono, almeno fino a quando un attivista locale dei diritti umani non pubblicò i filmati che ritraevano la strage di Haditha. Poi un’indagine del Time portò ad affermare che i Marines avevano aperto il fuoco e così si aprì ufficialmente un fascicolo sul caso.
La strage costituisce un crimine di guerra, ma alla fine due dei sei imputati riuscirono anche ad evitare il processo nonostante l’accusa di aver ucciso tre persone e non aver punito i soldati. Un altro fu completamente scagionato. Davanti alla Corte Marziale i soldati affermarono di aver aperto il fuoco per paura di essere spiati da cecchini nemici. Il massacro compiuto non poté non danneggiare l’immagine degli Usa nel mondo, ma alla fine sei imputati ne uscirono prosciolti a causa dei tempo troppo lunghi, mentre uno fu completamente assolto.