A 39 anni dalla scomparsa di Tommaso Maestrelli, la Lazio e il figlio ricordano l’allenatore che ha fatto la storia della società e che ha vinto il primo scudetto
39 anni fa moriva Tommaso Maestrelli, l’eroe della Lazio che nel portò i biancocelesti a vincere il primo scudetto della storia del club. Ancora oggi Maestrelli è un intoccabile della tifoseria, uno di quei personaggi tanto importanti che nessun laziale può non sapere chi sia. È indissolubile il rapporto tra la gente il Maestro e a confermarlo ci pensano le parole dell’inno della Lazio scritto da Aldo Donati, che recita: “Daje aquilotti, nun se po’ sbajà. Su c’è er Maestro che ce sta a guardà“. In mattinata la società ha voluto omaggiarlo con le seguenti parole:
“La S.S. Lazio ricorda, a 39 anni dalla sua scomparsa, Tommaso Maestrelli, artefice del Primo Scudetto biancoceleste. Tommaso è stato e sarà sempre un esempio per tutti, non soltanto come maestro di calcio ma anche di vita”.
Massimo Maestrelli – come riportato da Lazionews – è intervenuto ai microfoni della radio ufficiale del club e ha ricordato così il padre:
“Il fatto della morte porta le persone in una dimensione che non è quella reale, è quasi una leggenda. Di base era una persona di principi sani, aveva il piacere di parlare di tutti. È una caratteristica che ha lasciato il ricordo nel tempo”.
Quali sono gli ex a cui sei più legato?
“Da ragazzo era Giorgio Chinaglia, passava molto tempo da noi e giocavamo a Subbuteo. Recentemente Oddi, Pulici e Wilson sono le persone che mi sono state più vicine negli anni. Sono stati anni pazzeschi, nemmeno il più grande tifoso della Lazio poteva aspettarsi quello scudetto, era qualcosa di impensabile. La Lazio di Cragnotti ha vinto un solo scudetto e rispetto alla forza dell’epoca è stato un dispiacere. Per la Lazio di Maestrelli era impensabile vincere lo scudetto. I ragazzi dell’epoca avevano spiccate personalità, lui ha aiutato a tirarle fuori. Ha praticato anche un bel calcio, la Lazio fu paragonata al calcio olandese di qualche anno dopo. Fino all’epoca in Italia avevano mostrato quel calcio”.
Quella non era una Lazio composta da campioni affermati…
“La Lazio non vinse il campionato di Serie B, una squadra che arriva seconda in B e cambiando pochissimi giocatori vince lo scudetto è qualcosa di imprevedibile per le altre squadre. Una volta che fai l’anno di boom è difficile ripetere certe prestazioni”.
Storie che non potrebbero ripetersi nel calcio attuale…
“Anche il Verona aveva un allenatore meraviglioso come Bagnoli, Scopigno era carismatico. E’ cambiato il calcio, penso che come giocatori come George Best non esistano più. Era un fenomeno e assumeva atteggiamenti pazzeschi, oggi questo non sarebbe mai possibili. Era campioni di calcio con personalità spiccate, oggi c’è più mediocrità. E’ cambiato il calcio, a me piaceva. Mi piacerebbe vedere la Lazio in uno stadio da 30mila posti, oggi l’Olimpico è fuori. Non si sente più l’atmosfera della struttura”.
Che partita ricordi? Qualche aneddoto?
“Lui aveva l’abitudine che quando andava male ci faceva scendere per andare vicino al tunnel di ingresso. A Cagliari segnò Giorgio 1-0 e i sardi erano fortissimi. Vincemmo 1-0 e ricordo la gioia di riabbracciare mio padre dopo la partita, sono momenti che dedicava a me e Maurizio e basta”.
Un ricordo di Tommaso e dei momenti trascorsi con i calciatori…
“Con Chinaglia giocavano a tresette, scopone, Subbuteo. A mio padre piaceva giocare a scacchi. Oggi sarebbe un allenatore moderno, era un giorno moderno in cui tutti corrono e uno aiuta l’altro. Magari doveva essere supportato da una preparazione che oggi è completamente cambiata. È cambiata anche l’alimentazione, ma penso che avrebbe fatto la sua bella figura in questo calcio”.
Lazio: 39 anni fa la morte di Maestrelli, la Lazio: “Maestro di calcio e di vita” - Sport Go
2 Dicembre 2015 @ 14:51
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