Hannah Arendt, nata ad Hannover il 14 ottobre 1906, è stata una storica e scrittrice tra le più studiate nella storia della filosofia dell’Occidente. Nacque in una famiglia ebraica benestante e crebbe a Königsberg e a Berlino. In seguito si iscrisse all’Università di Marburgo e studiò filosofia con Martin Heidegger, col quale intraprese una relazione segreta. Sotto indicazione dello stesso Heidegger, si trasferì all’Università di Heidelberg e lì concluse il dottorato sotto la guida di Karl Jaspers. In seguito andò a Berlino e ottenne una borsa di studio per una ricerca centrata sulla figura di Varnhagen.
Quell’anno, correva il 1929, sposò Günther Anders (conosciuto anche con lo pseudonimo Günther Stern), un filosofo conosciuto a Marburg e da quale si separò nel 1937. Nel 1933, a causa delle sue origini ebraiche, si vide negare l’opportunità di insegnare nella università tedesche e allora attraversò il confine verde e giunse a Parigi, città in cui ebbe modo di conoscere il critico Walter Benjamin. In quelli anni parigini si adoperò per aiutare gli ebrei in fuga dalla Germania, ma con l’inizio della seconda guerra mondiale fu costretta anche lei a lasciare quel luogo.
Conobbe Heinrich Blücher, poeta e filosofo tedesco che sposò nel 1940 e con lui e la madre si trasferì negli Stati Uniti, Stato di cui ottenne la cittadinanza nel 1951, dove entrò a far parte della comunità ebraica tedesca di New York. Le idee sul nazismo l’avevano spinta lontano da Heidegger, ma una volta finito il conflitto i due si riappacificarono e nel frattempo iniziò la sua avventura da insegnante universitaria.
Hannah Arendt morì il 4 dicembre 1975 a New York a causa di un attacco cardiaco, il secondo considerando che nel 1974 ne ebbe uno.
Le opere – Tra le opere più importanti di Hannah Arendt non si può non nominare “Le origini del totalitarismo”, libro del 1951 in cui viene trattata l’incarnazione dei totalitarismi del XX secolo. Pubblicò anche “La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme”, un saggio pubblicato nel 1963 e contenente i resoconti pubblicati da corrispondente del New Yorker per il processo avvenuto nei confronti di Adolf Eichmann, che nel 1962 morì per impiccagione.