Era da poco passata la mezzanotte e trenta quando il volo Alitalia 4128 impattò sul Mar Tirreno a pochi chilometri di distanza dall’aeroporto di Palermo e diede vita a quello che è conosciuto come il disastro di Punta Raisi. Il McDonnell Douglas-DC-9-32 dell’Alitalia I-DIKQ “Isola di Stromboli” era un volo di linea tra l’aeroporto di Fiumicino (Roma) e quello di Punta Raisi (Palermo) che alle 00.38 di quel 23 dicembre finì con lo schiantarsi a causa di un errore dei piloti che, secondo quanto ricostruito, decisero di effettuare anticipatamente la discesa sulla pista, credendo di essere molto più vicini di quanto fossero realmente.
La manovra, trasformatasi in manovra fatale, si rivelò azzardata e pericolosa dato che nessuna luce aeroportuale venne scorta e il velivolo si ritrovò a viaggiare a una velocità di 280 km/h quasi al livello del mare. Bastò un colpo di vento e avvenne il disastro di Punta Raisi. L’aereo perse quota, l’ala destra si scontrò con l’acqua del mare e l’impatto fu tanto forte da far spezzare in due tronconi il mezzo con a bordo 124 passeggeri. 108 persone, compresi i cinque membri dell’equipaggio, morirono a causa dell’impatto o delle temperature dell’acqua del mare. Pochi attimi di paura per le vittime, che si accorsero di quanto sarebbe accaduto pochi secondi prima che si consumasse la tragedia. Solo 21 persone si salvarono