Il 23 gennaio 1932, al costo di 50 centesimi, uscì per la prima volta la Settimana Enigmistica, “la rivista di enigmistica prima per fondazione e per diffusione” e che “vanta innumerevoli tentativi d’imitazione”.
A inventarla fu Giorgio Sinisi, Cavaliere del lavoro, Grande Ufficiale nonché Conte di Sant’Andrea e figlio di uno dei fondatori del primo Rotary Club della Sardegna, che sembra abbia avuto l’intuizione corteggiando Idell Breitenfeld, la futura sposa. In edicola arrivò con l’immagine dell’attrice Lupe Vélez in prima pagina. Poche le regole stabilite: in prima pagina si sarebbero alternati uomini e donne del mondo sportivo e dello spettacolo e l’immagine non si sarebbe mai trovata nella stessa posizione, ma una volta in alto a destra, una a sinistra, una volta in basso a destra e una in basso a sinistra.
Inutile dire che la Settimana Enigmistica, contenente diverse tipologie di parole crociate (tra i nomi illustri della Redazione è bene ricordare Piero Bertezzaghi – successivamente anche il figlio Alessandro – e Giancarlo Brighetti detto “Briga”) riscosse un immediato successo e riuscì a superare tutte le difficoltà incontrate nel periodo della Seconda guerra mondiale. Una sola volta, infatti, la sua pubblicazione fu sospesa e uscì con quasi tre mesi di ritardo. Era il 1945.
Sisini restò a capo della Settimana Enigmista fino a poco prima della morte, che avvenne nel 1972, e successivamente salirono al comando Raoul de Giusti e Francesco Baggi Sisini, nipote del fondatore. In oltre ottant’anni di storia i cambiamenti apportati furono ben pochi e nel 1995, ad esempio, ne avvennero alcuni, come l’introduzione del colore.