Era il 27 febbraio 1511 quando in Friuli scoppiò la rivolta contadina passata alla storia come la rivolta del Crudel Joibe Grasse (crudele giovedì grasso). Il periodo a cavallo tra il XV e il XVI secolo fu segnato dal malcontento della gente del posto a causa dei tanti privilegi di cui godevano clero e nobiltà e della totale assenza di provvedimenti volti a migliorare le condizioni economiche e sociali della popolazione rurale, che già intorno al 1509 iniziò a protestare.
Quel 27 febbraio fu la famiglia dei Savorgnan, filoveneziana e legata al popolo (chi era vicino a quella famiglia faceva parte degli zamberlani) in quanto in caso di cattivo raccolto concedeva prestiti alla gente, a far scoppiare la rivolta del Crudel Joibe Grasse grazie alla simulazione di un conflitto a Udine. Antonio Savorgnan non dovette far altro che radunare la gente e aizzarla contro la fazione nemica, quella degli strumieri (principalmente l’antica nobiltà del Friuli).
La gente saccheggiò le abitazioni dei nobili di Udine e li uccise, gettando i corpi nel centro storico della città. Ma non fu quello il peggio. I contadini, una volta finita la sommossa, indossarono gli abiti della nobiltà e poi scesero in piazza per festeggiare il carnevale. A quel punto il piano di Savorgnan era arrivato a conclusione: tutti i suoi nemici erano stati eliminati senza che lui potesse essere considerato colpevole. Ma la sua fortuna durò poco.