Il 28 febbraio 1983 andò in onda l’ultimo episodio della serie tv statunitense M*A*S*H (in totale 251 puntate), che riuscì a catalizzare l’attenzione di oltre 100 milioni di telespettatori. Creata da Larry Gelbart, che si ispirò all’omonimo film (a sua volta tratto dal romanzo M*A*S*H: A Novel About Three Army Doctors), in 11 anni riscosse grande consensi sia dal pubblico che dalla critica, tanto che ottenne ben 109 nomination agli Emmy Awards (14 le vittorie) e 16 ai Golden Globe (7 le vittorie).
La serie tv narra satiricamente le vicende dei medici militari del 4077th Mobile Army Surgical Hospital (Ospedale Chirurgico da Campo dell’Esercito), impegnati in Uijeongbu, Corea, negli anni della Guerra di Corea, ma con chiari riferimenti alla guerra del Vietnam (il conflitto durò fino al 1975). Viene messa in evidenza la stupidità delle guerre e i protagonisti, che ogni giorno giorno cercano di salvare la vita dei feriti, ben presto capiscono che per far fronte a ciò che affrontano devono ironizzare sulla situazione.
Entrarono a far parte del cast di M*A*S*H Alan Alda (Capitano Benjamin Occhio di falco Pierce), Wayne Rogers (Capitano John Trapper McIntyre), McLean Stevenson (Colonnello Henry Blake, ufficiale in comando), Larry Linville (Maggiore Franklin Frank Burns), Loretta Swit (Maggiore Margaret Labbra di fuoco Houlihan), Gary Burghoff (Caporale Walter Radar O’Reilly), William Christopher (Padre Mulcahy) e Jamie Farr (Klinger), con gli ultimi due prima guest star e poi membri fissi.
Non mancarono le partenze nel corso della serie e, infatti, tra la terza e la quarta stagione Stevenson e Rogers se ne andarono a causa della riduzione dello spazio riservato ai personaggi da loro interpretati. ma la produzione introdusse altri personaggi e continuò a ottenere successo, trasformandosi in una delle migliori serie dell’epoca.
M*A*S*H a distanza di oltre 30 anni è ancora la serie televisiva con il record di spettatori ed è il secondo programma più visto nella storia della tv americana. Solo nel 2010 ha perso il primo posto a causa del SuperBowl.