Era il 23 febbraio 1836 quando ebbe inizio la battaglia di Alamo, un evento della rivoluzione texana (messicani contro texani) scoppiato in seguito a un assedio di 13 giorni e che vide protagonisti dell’assalto i soldati messicani guidati dal Generale Antonio Lóper de Santa Anna, conosciuto anche come il Napoleone del West.
Fu lui, divenuto presidente del Messico nel 1833, a cercare di impedire la secessione del Texas e per farlo arrivò all’uso delle armi. Nell’inverno del 1836 attraversò il Río Grande per riconquistare San Antonio e porre fine alla rivolta iniziata nel territorio texano, ma dovette anche fare i conti con la fortificazione di Alamo effettuata dai volontari texani.
Quel 23 febbraio oltre 1.500 soldati messicani e i texani dovettero aspettare circa due giorni per ottenere i rinforzi dal governo, ma questo non cambiò l’esito dato che gli uomini e i mezzi a disposizione erano comunque inferiori rispetto a quelli degli avversari. I texani, nonostante tutto, riuscirono a respingere ben due attacchi, ma al terzo, avvenuto il 6 marzo, non poterono far altro che soccombere.
E Santa Anna fece anche issare la bandiera rossa prima dello scontro per far sapere agli avversari che l’esercito messicano avrebbe proceduto con sterminio del nemico. E così fu. Non si salvò nessun texano nella battaglia di Alamo.