Nato il 26 marzo 1975 a Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, Roberto Bolle è un noto ballerino italiano. Figlio di un meccanico e di una casalinga, la passione per la danza si manifestò quando lui era ancora un bambino e l’irrefrenabile voglia di ballare, sviluppata anche grazie ai balletti visti in televisione, spinsero la madre a incoraggiarlo e a segnarlo a scuola. Seguì le lezioni nella sua regione e poi, a 12 anni, partecipò alle audizioni per entrare nella Scuola di Ballo del Teatro alla Scala. Il risultato fu positivo e così iniziò la sua nuova avventura in Lombardia. Fu una scelta che gli costò non poco dato che così piccolo dovette allontanarsi da casa e dagli affetti, ma la dedizione per il ballo non lo fece arrendere e lui proseguì con gli allenamenti e nel frattempo continuò anche a studiare.
Roberto Bolle aveva 15 anni quando Rudolf Nureyev lo notò e lo scelse per interpretare il ruolo di Tadzio nell’opera “Morte a Venezia”. La sua giovane età portò il Teatro a opporsi, ma questo non fu una battuta d’arresto per il ballerino, fu solo l’inizio dell’ascesa perché nel giro di pochi anni entrò a far parte della compagnia di ballo della Scala, ottenne il ruolo di protagonista in “Romeo e Giulietta”, fu nominato Primo Ballerino e i suoi impegni si moltiplicarono. E lui, diviso tra balletti classici e contemporanei, ebbe la possibilità di ballare davanti a personaggi come la regina Elisabetta, Putin e papa Giovanni Paolo II.
Ma non scelse mai la via più facile e, infatti, dopo due anni da Primo Ballerino decise di dimettersi. Fu un salto nel vuoto, ma alla vinse la scommessa con se stesso e riuscì a esibirsi nei teatri di maggior prestigio e che gli diede fama internazionale. Nel 1999 divenne ambasciatore UNICEF, per la quale intraprese due viaggi nel 2006 e nel 2010 in Sudan e nella Repubblica Centrafricana, e gli fu conferito il premio Gino Tani, mentre nel 2000 ricevette il premio Galileo.
Fu in occasione della celebrazione dei 50 di regno della Regina Elisabetta II che si esibì a Palazzo Reale, poi, tra il 2003 e il 2004 fu ivitato a ballare in tutti i più prestigiosi teatri del mondo: Mariinskij, Bol’soj, Opéra e Metropolitan Opera House. Inoltre, nel 2004 si esibì sul sagrato di piazza San Pietro durante un incontro del papa con i giovani e quello stesso anno venne nominato étoile del Teatro alla Scala di Milano.
Roberto Bolle, si affermò come uno dei simboli italiani e nel 2006 fu proprio lui – piemontese doc – a esibirsi durante la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici Invernali di Torino. L’anno successivo iniziò un lungo tour insieme ad Alessandra Ferri, ballerina pronta ad abbandonare le scene. Nel 2007 collaborò con il FAI, nel 2008 tenne il galà “Roberto Bolle and friends” e, sempre in collaborazione con il FAI, tenne degli spettacoli al Colosseo e nella Valle dei Templi.
Continuarono ad arrivare soddisfazioni e nel 22009 fu nominato Principale Dancere presso l’American Ballet Theatre, diventando il primo ballerino italiano a vedersi riconosciuto questo titolo contemporaneamente a quello di étoile della Scala. E i riconoscimenti non sono mancati neanche negli anni più recenti dato che nel 2012 ha ricevuto il titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e si è esibito all’Arena di Verona con uno spettacolo di danza. Nel 2014, invece, gli è stata conferita la Medaglia dell’Unesco come “riconoscimento del suo contributo alla promozione delle idee dell’Unesco attraverso la danza come espressione culturale vivente e come vettore di dialogo”.
Per la prima volta, nel 2015, si è avvicinato al cinema e il film di cui è stato regista (Milano 2015, film documentario con sei episodi diretti da sei registi diversi) è stato presentato al Festival del Cinema di Venezia.