Roma fuori le mura e la nascita delle venti circoscrizioni del 1972 e la nascita dei quartieri Flaminio, Salario, Monteverde e Nomentano
I Rioni salirono a 22 nel 1921, con molti di quelli preesistenti frazionati. Tra questi, quello di Monti, Ripa e Campo Marzio, mentre altri vengono creati di nuovo, come l’Esquilino e il Celio. In questo periodo, inoltre, il quartiere Prati entra a far parte di diritto del centro storico e ulteriori quartieri si sviluppano al di fuori delle mure: Flaminio, Salario, Monteverde, Nomentano e quello dei Parioli sono il risultato di un’espansione urbana che avrà il suo culmine con il progetto dell’E42 poi Eur. Ma l’impianto fascista non è del tutto indolore in questo periodo, perché se da un lato la Capitale sfonda oltre le mura, arrivano pure importanti demolizioni ai Fori, a Torre Argentina e a Piazza Augusto. Il tutto per rendere omaggio al gran carro del regime e alle sue manie di grandezza.
La guerra e i nuovi quartieri – Nonostante la guerra, Roma continua a crescere e se un freno ci sarà, questo non impedirà lo sviluppo di ulteriori quartieri ben conosciuti dai cittadini. Fra questi ricordiamo quelli del Tuscolano, del Prenestino, il quartiere Ostiense e, ancora, quello di Tor di Quinto, per esempio. E’ un periodo di forti speculazioni edilizie e la città assume una crescita incontrollata, dove l’utilizzo del cemento armato le sottrae sempre più verde.
La nascita delle circoscrizioni – Nel 1972 nascono le circoscrizioni, per un totale di 20 – oggi ridotte a 15 – ma le problematiche igienico sanitarie – per quelle aree dell’Agro Romano costituite da enormi edifici invivibili e strade parcheggio – non sono state ancora risolte. Di fatto, nemmeno i Quartieri Marini, che puntano al mare, ci erano riuscite. E dire che almeno la metà degli abitanti di Roma vive in quel periodo proprio in quelle zone, tra emarginazione e continue denunce. Ma il problema delle circoscrizioni è un altro, e l’accorpamento di numerosi Rioni ne preclude alcuni caratteri distintivi, che oggi rimangono solo in parte nella singolarità di alcune strade senza ordine di continuità. Del resto, la denominazione dei municipi avrebbe proprio da statuto il compito di rappresentare le comunità in base alle singole caratteristiche che gli sono proprie, fatto salvo il carattere inclusivo di essere parte della totalità metropolitana dell’Urbe e della Capitale d’Italia. Di seguito, l’articolo che più di tutti ha il compito di suggellare il patto di appartenenza, così come concepito dopo modifiche statuarie volte a determinare le caratteristiche comuni e distintive di Rioni e quartieri e che abbiamo detto a volte andate perse all’interno di una riorganizzazione della macchina burocratica con i continui restyling urbani a cui è stata soggetta Roma:
le Circoscrizioni del Comune di Roma sono costituite in Municipi, per rappresentare le rispettive comunità, curarne gli interessi e promuoverne lo sviluppo nell’ambito dell’unità del Comune di Roma. Ciascun Municipio assume una denominazione, che conserva la denominazione di “Roma” alla quale si aggiunge quella caratteristica del proprio territorio. La denominazione e lo stemma del Municipio sono deliberati dal Consiglio del Municipio a maggioranza dei due terzi dei componenti, sentita la Giunta Comunale (art. 26 Statuto).
Fonte, wikipedia