Nei precedenti articoli ho tentato di raccontare le numerose trasformazioni urbanistiche che Roma ha avuto nel corso dei secoli, accennando inoltre a quali figure di spicco contribuirono a modificarne la struttura urbanistica e territoriale. L’Urbe giunta fino ai giorni nostri, infatti, è in gran parte il risultato di un continuo cambiamento, un continuo mutare secondo voleri e desideri di re, dittatori e papi. I Rioni romani costituiscono senza dubbio la sintesi di tale processo e in questa sede cercherò di estrapolare con voi i loro elementi caratterizzanti.
Wikipedia, definisce Rione una suddivisione territoriale interna a una città o a un centro abitato, delimitata da confini più o meno precisi e dotata di caratteri propri che ne sottolineano l’identità (dal punto di vista geografico, storico, sociale, economico, ecc.). Nel linguaggio comune, il termine è spesso sinonimo di quartiere […]
Tra accorpamenti e divisioni, sono 22 i Rioni romani giunti fino all’età moderna: Monti, Trevi, Colonna, Campo Marzio, Ponte, Parione, Regola, S. Eustachio, Pignia, Campitello, S. Angelo, Ripa, Trastevere, Borgo, Esquilino, Ludovisi, Sallustiano, Castro Pretorio, Celio, Testaccio, San Saba e Prati. In questo primo articolo analizzerò i primi tre, Da Monti a Colonna, senza per questo considerare esaurita la mia analisi a quello a cui accennerò.
Rione Monti – Il suo nome è la sintesi dei sei montes che un tempo comprendevano Viminale, Quirinale, Celio, Esquilino, Oppio e Cispio. Pur non essendo il Rione più ricco per dote monumentale, si distingue in particolare per la prospettiva, le strade ondulate e una vasta area archeologica. Gli edifici sono principalmente di origine sei-settecentesca, mentre i suoi paramenti sono tipici delle case tipico-romane. Queste le strade che ne delimitano l’area: via Ventiquattro Maggio, via del Quirinale, via delle Quattro Fontane, via Agostino Depretis, via Merulana, piazza di S. Giovanni in Laterano, via dela Ferratella in Laterano, via della Navicella, via S. Stefano Rotondo, via S. Giovanni in Laterano, via dei Fori Imperiali.
Rione Trevi – Il suo nome deriva da trejo – Il trivio o trivium, in epoca medievale, stava ad indicare ad un tempo tre arti liberali ed il loro insegnamento – che oggi possiamo identificare nell’odierna piazzetta dei Crociferi. Al contrario del precedente rione, Trevi è fra i più ricchi dal punto di vista monumentale in quanto privo di innesti moderni. Per struttura, può essere suddiviso a sua volta in tre parti: il borgo intorno alla Fontana che porta il suo nome, la zona verso i Fori e quella che guarda al Quirinale. Questa la sua delimitazione: via Ventiquattro Maggio, via del Quirinale, via Venti Settembre, piazza S. Bernardo, via S. Susanna, via di S. Nicola da Tolentino, via di S. Basilio, piazza Barberini, via del Tritone, via del Corso.
Rione Colonna – Questo rione prende il nome dalla colonna di Marco Aurelio che si trova nel centro della piazza, la cui realizzazione è a torto attribuita ad Antonino Pio. È composto da due zone ben distinte: la parte pianeggiante che sfocia nell’area del Campo Marzio – detta anche platea tiberina; e quella che si arrampica sulle prime pendici del Pincio, a sua volte comprensiva del Ghetto degli Artisti. Questa la sua delimitazione: piazza Barberini, via Vittorio Veneto, via S. Isidoro, via degli Artisti, via Francesco Crispi, via Capo le Case, via dei Due Macelli, piazza di Spagna, via Frattina, piazza di S. Lorenzo in Lucinia, via di Campo Marzio, via del Pantheon, piazza della Rotonda, via del Seminario, piazza di S. Ignazio, via del Caravita, via del Corso, via delle Muratte, via di S. Maria in Via, piazza di S. Claudio, via del Pozzetto, via del Bufalo, via del Nazareno, via del Tritone.
Come ad alcuni di voi sarà saltato all’occhio, alcune delle strade cui abbiamo accennato delimitano più di un Rione, superiormente e inferiormente, rendendo in alcuni casi difficile la collocazione di alcune vie in questo o quello. Un problema che gli storici e gli studiosi di toponomastica hanno cercato di risolvere partendo dalla struttura architettonica degli edifici, dove era possibile riconoscerne una certa omogeneità di appartenenza. Nel prossimo articolo, quindi, cercherò di proseguire seguendo questa via, rispettando il medesimo approccio per i Rioni romani di Campo Marzio, Ponte, Parione e Regola, S. Eustachio.