Pluripremiato e sempre più apprezzato nel corso dei mesi: il Centro Culturale Artemia di via Amilcare Cucchini (zona Portuense) ha avuto il merito di credere e puntare su “Cucù”, spettacolo scritto e diretto da Francesco Romengo, con Nicola Notaro e Gabriele Zummo in scena, senza dimenticare Marta Di Fiore, assistente alla regia, e Michele Ambrose, tecnico delle luci.
I riconoscimenti, entrambi prestigiosi, sono stati ottenuti nel 2015, vale a dire il Premio “Migliore Regia” ai Teatri Riflessi di Catania e il Premio “Tina Pica” al Festival Teatro Bastardo di Palermo. Il Centro romano ha organizzato tre serate per apprezzare una storia che conquista da subito lo spettatore e lo fa sentire partecipe come non mai.
La trama è incentrato su un orologiaio, Peppino (Nicola Notaro), e il suo ragazzo di bottega, Nicola (Gabriele Zummo), alle prese con una lettera di sfratto: il sottoscala occupato abusivamente per l’attività deve essere demolito e al suo posto deve essere costruito un centro benessere.
La notte in cui entrambi devono attendere l’inevitabile è l’occasione per rivivere momenti importanti delle loro vite: Peppino ricorda la madre Rosetta, un amore mancato e persino una gallina. Anche Nicola si lascia abbandonare a ricordi sentimentali e nostalgici. Il contrasto tra i due caratteri è forte, Nicola è aperto a nuove possibilità e a scoprire nuove emozioni, mentre Peppino si dimostra timoroso e incapace di affrontare il domani.
La demolizione del locale servirà proprio a fargli prendere coscienza di sé. La scelta registica delle giacche dei due protagonisti unite tra loro fa riflettere, Nicola e Peppino sono “prigionieri” in uno spazio angusto e costretti a condividere frasi e movimenti. Ci si può immedesimare soprattutto in Peppino e nelle sue nevrosi, ma anche in Nicola e nel suo ottimismo che non viene scalfito dalle difficoltà.
Il valzer finale farà scoprire loro che un nuovo domani e un nuovo amore sono possibili. Come sottolineato da Giancarlo Moretti, direttore artistico di diversi eventi del Centro Artemia, “Cucù” può ricordare Samuel Beckett e alcune scene di “Aspettando Godot”.
Lo spettacolo si è mantenuto godibile dall’inizio alla fine, molto azzeccata è stata anche la scelta musicale, in particolare “Rabbia e Tarantella” di Ennio Morricone che ha accompagnato e cadenzato i personaggi nella scena della “pioggia di carta”. Dopo il debutto di venerdì 27 e la replica di ieri sera, sabato 28 maggio 2016 (quella a cui si riferisce questa recensione), “Cucù” sarà riproposto anche oggi, domenica 29 maggio, alle 18.