Napoleone Bonaparte nacque ad Ajaccio, Corsica del Sud, il 15 agosto 1769 e venne rinominato come l’uomo del destino per i suoi trionfi militari di generale e condottiero dell’esercito francese e per il nuovo assetto politico dato all’Europa.
Il padre lo avviò alla carriera militare e già durante la Rivoluzione francese ricoprì un ruolo importante: durante i conflitti tornò in Corsica per combattere il popolo della sua terra, che voleva l’indipendenza dalla Francia. Tornato vittorioso, la Corsica venne annessa alla Francia, gli venne affidata la Campagna d’Italia e sconfisse Piemontesi e Austriaci, stabilendo la pace attraverso il Trattato di Campoformio. Dimostrò grandi doti da stratega e per questo gli venne affidata anche la Campagna d’Egitto; ottenne alcune vittorie e poi decise di tornare in Francia, dove regnava il caos. Il 10 novembre attuò un colpo di Stato e il 24 dicembre si nominò Primo Console. Nel 1804 si fece proclamare imperatore dei francese e l’anno successivo Re d’Italia.
Dopo aver fallito un attacco all’Inghilterra nella battaglia di Trafalgar, portò a buon fine altre campagne, ma l’Inghilterra rimase l’ostacolo per la creazione di un’egemonia europea. Tra il 1806 e il 1808 portò avanti il blocco continentale per isolare gli inglesi.
Nel 1812 invase la Russia, ma la campagna fu fallimentare e le forze napoleonica subirono migliaia di perdite. I nemici invasero Parigi obbligandolo ad abdicare in favore di suo figlio e nel 1814 lo portarono a rinunciare a tutti i suoi poteri. Iniziò così il suo primo esilio, nell’Isola d’Elba. Con il Congresso di Vienna vide il suo impero totalmente diviso fra Prussiani, Inglesi e Russi.
Nel marzo del 1815 riuscì a tornare a Parigi dopo essere sfuggito alla sorveglianza inglese e, sostenuto dai Liberali, tornò brevemente al potere (il periodo sarà poi ricordato come il Regno dei Cento Giorni). Con la battaglia di Waterloo finirono i sogni di gloria e dopo aver abdicato fu condotto nuovamente in esilio nell’isola di Sant’Elena, dove, prima di morire, evocò la sua Corsica.
Alessandro Manzoni dedicò alla sua morte l’ode Il cinque maggio:
Ei fu. Siccome immobile,
Dato il mortal sospiro,
Stette la spoglia immemore
Orba di tanto spiro,
Così percossa, attonita
La terra al nunzio sta,
Muta pensando all’ultima
Ora dell’uom fatale;
Nè sa quando una simile
Orma di piè mortale
La sua cruenta polvere
A calpestar verrà.