Prima dell’incontro che segnerà la fine della campagna elettorale, Roberto Giachetti si è affidato a Facebook per sottolineare la vera differenza tra lui e la sua avversaria del M5S Virginia Raggi, con la quale domenica si contenderà il ruolo di sindaco di Roma.
“Per prendere voti a Roma, in modo abbastanza sicuro, bisogna mandare messaggi chiari e rassicuranti ad alcuni ambienti. In particolare: al corpaccione dell’amministrazione, alle corporazioni dentro le aziende partecipate e fuori. Sia chiaro: questo non significa che poi tutti quei mondi risponderanno per intero al richiamo. Tanti lavoratori del comune, dell’Atac, dell’Ama e delle altre partecipate pensano con la loro testa. Ma è ai capi bastone che si parla, è a loro che si ammicca, è con loro che si stringono accordi espliciti o tra le righe. Il messaggio è: state tranquilli, con me non correte rischi. Nessuno vi toccherà. Non mancano, mai, frasi di circostanza, si intende, sull’importanza del cambiamento, da dare in pasto ai cittadini in buona fede, dette da un palco o in tv. Ma la sostanza è quella che conta”.
IL VERO CAMBIAMENTO – “Io dico che bisogna rivoluzionare la macchina amministrativa, e la Raggi mi dice che sono cose troppo di lungo periodo. Ma io so come si fa e si può fare.
Io difendo il lavoro di Rettighieri, il dirigente di ATAC che porta i libri in Tribunale, e la Raggi inventa la bufala della mia voglia di privatizzazione, mentre sul programma scrivo che ATAC la voglio pubblica, efficiente, risanata. Io dico che bisogna consentire alla modernizzazione di entrare a Roma anche nella mobilità, in modo intelligente e controllato, e la Raggi si scaglia contro, con motivazioni onestamente risibili. Perché quelle vere non si possono dire esattamente come andrebbero dette: difesa delle corporazioni per tutelare le migliaia di voti organizzati che ne vengono. Ovviamente, la cosa è legittima. Solo che c’è un piccolo problemino: il conto da pagare. E il conto è l’immobilità. Il tutto cambi perché nulla cambi. Una roba che la Prima Repubblica sarebbe fiera di questi loro figliocci, abbandonati prematuramente dal guru del cambiamento, e affidati alle mani di una classe dirigente già in guerra tra le “anime” del partito, dopo solo pochi anni dalla loro nascita.
E, infatti, di quale partito è il candidato che prende il maggior numero di preferenze personali? Il movimento 5 stelle. Tutto torna, nell’occupazione del potere. Un po’ meno per i romani. Ecco la differenza sostanziale tra me e la Raggi: io non ho intenzione di annunciarvi il cambiamento, ma di praticarlo, dal primo minuto che fossi sindaco“.