Era il 16 giugno 1911 quando nacque ufficialmente l’IBM, una delle più grandi aziende informatiche al mondo, che ha una storia ultracentenaria dato che fu costituita attraverso la fusione della Tabulating Machine Company (fondata nel 1880 da Herman Hollerith e nota per la realizzazione di macchine tabulatrici), della International Time Recording Company e della Computing Scale Company. Queste tre aziende nel 1911 si fusero nella Computing Tabulating-Recording (CTR), che cambiò nome solo nel 1924 (per volere del presidente Thomas Watson), trasformandosi definitivamente nella International Business Machines Corporation (IBM). Partita con circa 1.300 dipendenti, si occupò di una vasta gamma di prodotti, dalle bilance alle affettatrici automatiche, dai macinacaffè ai tabulatori, dai timbra-cartellini alle schede perforate. La crescita aziendale aumentò a dismisura quando divenne presidente Thomas Watson jr (1952), che fece salire il fatturato da 700 milioni di dollari a più di 7 miliardi di dollari.
L’IBM, già leader nel campo dei sistemi maccanografici, si concentrò particolarmente sul mainframe (computer centrali in grado di trattare grandi quantità di dati) e anche durante la Seconda guerra mondiale fu utile visto che divenne un vero e proprio strumento nelle mani del governo statunitense all’indomani dell’attacco di Pearl Harbor. Inoltre, proprio negli della guerra debuttò l’Harvard Mark I, il primo computer elettromeccanico. Grande successo lo ottenne anche la famiglia del System/360, il mainframe che si impose come prodotto dominante dell’IBM. Ma il cambiamento vissuto nel campo informatico non lasciò immune da crisi l’azienda e, infatti, verso la fine degli anni Ottanta ci fu un profondo declino, tanto che si rischiò il fallimento.
A quel punto l’azienda fu costretta a rivedere la propria strategia e procedette in tre diversi modi: lanciò sul mercato i laptop, investì nei software e tagliò il numero dei dipendenti. Grazie a queste tre operazioni il marchio riacquistò la credibilità che l’aveva contraddistinta negli anni e tornò ad essere una delle aziende più importanti a livello internazionale.
Dopo aver abbandonato il settore dei mainframe (l’IBM ha smesso di produrre, ma produce chip di nuova generazione), si concentrò sul settore informatico e investì anche in quello delle energie alternative