Dopo quasi un decade, era il 2007 quando il portiere appese gli scarpini al chiodo, Angelo Peruzzi è tornato alla Lazio in veste di Club Manager e oggi si è ri-presentato in conferenza stampa. Presenti in conferenza anche Lotito e Tare. Il presidente:
“Ci tenevo in prima persona a presentare Angelo perché ritengo sia un apporto fondamentale per la società alla luce di quella iniziativa di strutturarsi con persone che hanno fatto la storia. Non ho impiegato nove anni per pensarci, con lui ho avuto sempre ottimi rapporti e oggi ha intrapreso questa esperienza. Roma è una piazza particolare e c’è bisogno di una persona che si occupi 24 ore su 24 con l’ambiente. Ha lasciato una Lazio in una certa maniera. Ha lasciato la Lazio a una certa maniera, da un punto di vista strutturale l’ha trovata cambiata. Abbiamo curato più gli aspetti sostanziali che emozionali, starà anche a lui ritrovare questi valori per far capire quanti sforzi vengono profusi per portare avanti questo club con sacrificio. Ringrazio i presenti e Angelo per l’apporto che ci darà”.
SUL SUO RITORNO – “Prima di tutto ci tengo a precisare che ho accettato l’incarico perché è una bella sfida, una sfida importante e anche io voglio mettermi in gioco e perché penso di dover dare ancora qualcosa. Sono stati otto anni belli qua, sono stato bene e volevo dare ancora un contributo. Il presidente mi ha offerto un contratto lungo, io ho voluto quello di un anno perché è una cosa nuova e se farò le cose giuste allora proseguiremo. Se mi rendessi conto di non essere in grado sarei io stesso a tirarmi indietro. Mi guardo intorno, vedo l’organizzazione e poi deciderò”.
LA PRIMA SFIDA – “La prima sfida è il mio ruolo. Sono stato scelto per stare con la squadra e risolvere tutte le situazioni negative e fare da raccordo. Per tutte le altre questioni ci sono gli altri ruoli. Se tutti facciamo il nostro si potrà fare un buon lavoro”.
SULL’ENTUSIASMO – “Non ho la bacchetta magica, non lasciatevi incantare da chi dice di avere la ricetta giusta. Bisogna essere persone vere e serie. Il rapporto che si è creato tra società e tifosi è paragonabile
SU INZAGHI – “Simone è molto convinto. Mi parlavano già bene di lui quando era in Primavera. L’ho visto sul pezzo, con molto entusiasmo e voglia di fare”.
SUI GIOCATORI DI OGGI – “I tempi sono cambiati, 10 anni fa non era come adesso. Culturalmente e socialmente è cambiato tutto, non solo il calcio. C’è da cambiare sicuramente qualcosa e approfondire. Alla squadra ho detto che esigo rispetto. Io rispetto loro e loro rispettano me. La società può risolvere i loro problemi, loro possono ripagarci dando il massimo in partita, ma anche in allenamento. SSe imparano le regole probabilmente io servirò poi a poco. La maglia deve essere sudata. Se perdo una partita, ma posso uscire dal campo senza nulla da recriminare, allora non si può dire nulla”.
SULLA SQUADRA – “Non ho parlato con tutti perché onestamente lo conoscevo attraverso i giornali, altri li ho incontrati. La settimana in Germania sarà quella giusta per conoscere tutti, ma non voglio stare con il fiato sul collo, non devo stare lì a martellare i giocatori. Se Bielsa può essere un alibi? Non lo so. Vedo un gruppo che si allena benissimo e che ha voglia di lavorare. Succede in ogni squadra che due ragazzi possano esagerare, tra Keita e Lulic è già archiviata. Siamo stanchi perché in preparazione, a volte si esagera con le entrate, ma i ragazzi hanno già chiarito”.
SUL SUO RUOLO – “Ci sono grandi aspettative e io spero di ripagarle. Per me è una sfida e cercherò di fare il massimo. Normale che farò degli sbagli, ma voglio fare qualcosa. Che battuta di caccia è la Lazio? Non lo so, ho pensato che al massimo a caccia ci andrò poco (ride, ndr)”.
SULLA STRUTTURA SOCIETARIA – “Tare e io dovremo interagire continuamente, ovviamente. Io faccio parte della squadra, il mercato è tutta roba sua. Anche in altre squadre è così”.