Il 17 luglio 1996 si verificò il disastro del volo TWA 800 (il secondo incidente aereo più grave negli Stati Uniti), un volo di linea della TWA (Trans World Airlines) in partenza da New York e diretto a Roma, con scalo nella Capitale francese, Parigi. L’aereo quel 17 luglio atterrò al J. F. Kennedy da Atene e dopo i rifornimenti e il cambio dell’equipaggio fu preparato per la seconda destinazione. Il decollo ritardò di un’ora, fatto che divenne la fortuna di chi cambiò il proprio itinerario, ma divenne la sventura di chi aveva prenotato un altro volo e si ritrovò su quel Boeing che era in servizio dal 1971.
Secondo la versione ufficiale, a causare l’esplosione al largo di Long Island fu un’avaria, ma negli anni questa tesi è stata ripetutamente messa in discussione. L’ultima comunicazione della torre di controllo con il comandante risale alle 20.30, quando l’equipaggio ricevette le ultime istruzioni sul traffico aereo. Poi, un minuto dopo, un comandante comunicò di aver visto un’esplosione e a questa si aggiunsero altre segnalazioni. La guardia costiera si affrettò e raggiunse il punto indicato ma dei 230 passeggeri a bordo del volo TWA 800 non si salvò nessuno.
Dalle scatole nere recuperate non emersero irregolarità nella fase di decollo e salita, ma fu possibile ascoltare un rumore che portò a pensare a un cedimento strutturale, anche se l’esame del relitto non diede adito a questa versione e l’NTSB arrivò a questa conclusione:
la rottura in volo del TWA 800 fu avviata dall’esplosione della miscela aria-carburante nel CWT”. Versione che non convinse mai dato che a distanza di quasi vent’anni si ricominciò a parlare di complotto e di falsificazione delle prove. Secondo tanti, infatti, a causa la tragedia fu un missile.