Nata dalle ceneri dell’EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche), la società titolare delle trasmissioni radiofoniche durante il ventennio fascista, la RAI (Radiotelevisione Italiana) negli anni Cinquanta portò le prime trasmissioni televisive nelle case italiane e per molti poté farlo forte del monopolio in vigore. Tuttavia, già a verso gli anni Sessanta nacquero due reti via cavo (senza considerare che al Nord era possibile ricevere reti televisive straniere in lingua italiana) come la Telediffussione Italiana Telenapoli e Telebiella, entrambe costrette a chiudere poiché illegali.
Bisognò aspettare il 1874 per far sì che la Corte Costituzionale consentisse alle reti private di trasmettere via cavo, ma la tv terrestre rimase ancora una volta sotto il monopolio della RAI, almeno fino al 28 luglio 1976 quando la Corte lo dichiarò illegale con la sentenza n. 202.