L’11 agosto 1861 44 militari italiani persero la vita nella strage di Casalduni, che fu organizzata ed eseguita da briganti di Fra Diavolo e abitanti di Casalduni, Campolataro e Pontelandolfo.
Non era una situazione semplice quella vissuta nei paesi campani, in un primo momento convinti del fatto che con l’arrivo di Garibaldi sarebbe cambiato tutto e successivamente disillusi perché tutto, alla fine, restò com’era: i ricchi erano ricchi, si facevano chiamare “liberali”, e contadini continuavano a fare la fame. Proprio per questo la gente si avvicinò alla causa dei briganti, pronti a ribellarsi ai piemontesi nel nome del vecchio regno borbonico. La rivolta scoppiò il 7 agosto e lo stesso sindaco di Casalduni decise di sposare la causa popolare.
L’11 agosto, poi, 45 soldati giunsero per ristabilire l’ordine, ma l’accoglienza che gli fu riservata fu tutt’altro che positiva visto che l’attacco fu immediato e una volta fatti prigionieri la gente si ritrovò a decidere cosa farne: salvarli o ucciderli? Il loro destino fu segnato da un brigante che ne reclamò la morte e fu subito assecondato dalla gente.
Un solo sergente riuscì a fuggire e riferì quanto accaduto ai propri superiori, che poi organizzarono un altro massacro in risposta all’evento.
11 Agosto 2016 @ 19:11
Almeno documentatevi! Fra Diavolo non ha nulla a che vedere con la strage di Casalduni, dove persero la vita dei poveri contadini per mano dell’esercito savoiardo!!!
12 Agosto 2016 @ 00:51
Quello in cui persero la vita i cittadini avvenne il 14 agosto successivo proprio come rappresaglia.
Saluti