Domiziano, nome completo Tito Flavio Domiziano, nacque a Roma il 24 ottobre 51 da Vespasiano e Flavia Domitilla (due i fratelli, Tito e Flavia Domitilla minore). Come ogni ragazzo di buona famiglia, lui studiò materie come la letteratura, amministrazione e legge e quando i veterani di Vitellio (costretto ad abdicare il 18 dicembre, dopo che Vespasiano fu nominato imperatore dalle sue legioni) presero d’assalto il Campidoglio, riuscì a salvarsi grazie a un travestimento e fuggì.
Con Vespasiano imperatore e Tito console, Domiziano fu eletto pretore e il padre gli diede il titolo di principe della Gioventù, ma non guidò mai un esercito e non trovò quella gloria e quel potere che andava cercando. Alla morte del padre sostenne che Tito avesse cambiato la clausola secondo la quale entrambi, e non solo il più grande, avrebbero dovuto governare l’impero, ma quando quest’ultimo morì il 13 settembre 81, lui procedette con la richiesta di divinizzazione e il giorno dopo – lo stesso Tito lo aveva indicato come suo successore – salì al comando.
Sposò Domizia Longina, che poi fu nominata Augusta, e fece della nipote Giulia, che le era stata proposta in sposa, la sua amante. Militarmente dimostrò di essere all’altezza della situazione e decise di portare a termine l’operazione del padre di occupare gli Agri Decumates, una regione della Germania Superiore. La conclusione della campagna militare lo spinse ad aumentare lo stipendio dell’esercito, al quale riconobbe un ruolo fondamentale. La sua ambizione, tuttavia, non finì qui e, infatti, si decise a conquistare la Dacia (la Romania), riuscendo a riaffermare la superiorità dell’impero grazie alla vittoria conseguita nei pressi della Capitale dei Daci.
Ma non tutti erano contenti a causa dei suoi modi dittatoriali e proprio per questo Saturnino, che comandava i soldati della Germania Superiore, si fece acclamare imperatore, ma l’insurrezione ebbe vita breve dato che lui fu ucciso e Domiziano, una volta avvisato dell’accaduto, fece punire i ribelli. Fu da sempre molto vicino ai militari e fece anche istituire un registro per conoscere con precisione il percorso di ogni centurione e con la stessa dedizione e accuratezza si occupò di altri aspetti dell’amministrazione dell’impero.
Con lui alla guida iniziò la costruzione di quello che poi divenne Foro di Nerva (Foro Transitorio) e furono portati a conclusione il restauro del tempio di Giove Ottimo Massimo, fece costruire uno stadio e un teatro musicale, poi ordinò anche la costruzione di una residenza sul colle Palatino e completò l’arco di Tito.
Tuttavia, nonostante i tentativi di migliorare la città e le condizioni economiche dei sudditi, dopo la rivolta di Saturnino finì con l’instaurare un vero e proprio regime di terrore: si verificarono diversi processi per tradimento, aumentarono le azioni punitive, come nel caso di Flavio Clemente e Domitilla Minore che, simpatizzanti del giudaismo, furono rispettivamente condannato a morte e mandata in esilio con l’accusa di ateismo (questo perché non riconoscevano le divinità romane.
Questa repressione attuata da Domiziano non fece che incupire il clima attorno alla sua figura e immaginare un tradimento da parte di uomini che lavorano al suo fianco non era poi così difficile. La congiura che portò Nerva a diventare il nuovo imperatore coinvolse anche Domizia Longina, sua moglie, il procuratore Stefano, dei cortigiani, due prefetti e un segretario. Il 18 settembre 96 Stefano attirò l’attenzione di Domiziano con una scusa e tra i due nacque una lotta che richiese anche l’intervento di altri congiurati e che alla fine portò alla morte dell’imperatore. Per lui fu anche ordinata la condanna della memoria.