La prima volta che sono entrato qua c’era tanta pressione, adesso il tasso di umidità mi comprime. Stavo meglio prima, pensieri e parole fluivano più efficacemente. Non è un bilancio definitivo, né consuntivo: questa squadra in attività è ancora la mia squadra. Ci sarà un’assenza fisica, ma starò dietro a tutto quello che succederà da qui in avanti. Questa non è una sconfitta, la squadra è competitiva ed è allenata perfettamente da Luciano Spalletti. Non ci sarà la mia presenza fisica ma quella psicologica sì. Questa è una squadra competitiva, allenata in maniera perfetta da Luciano Spalletti. Ho fatto un ciclo lungo di 5 anni, con un’osservazione costante che faccio dentro di me. Abbiamo una struttura che funziona perfettamente. Dal punto di vista emozionale ed emotivo è mancata la convocazione al Circo Massimo dei tifosi della Roma. Quello era non tanto un sogno, ma una speranza che saltuariamente si è accesa rispetto alle squadre che sono scese in campo. Ci sono stati momenti in cui ho pensato che le nostre squadre avrebbero potuto competere per un risultato eclatante: la vittoria dello scudetto. Non è successo ed è il mio grande rammarico, la mi frustrazione e me la porto a casa. Non mi procura non la rabbia, ma una tristezza cupa, probabilmente irreversibile, a meno che non ci sia un riscatto immediato in questa stagione. Però un tristezza quieta. Abbiamo fatto il massimo e la Roma è da anni competitiva. Sono stato direttore sportivo della Roma, ho annullato totalmente la mia persona, non ho fatto niente che non fosse dettato dal fatto che io fossi il ds, che è stata per me un’esclusiva. Per me non è stata una frazione di vita, ma la mia vita e quello che ho fatto prima è totalmente opacizzato. Ho vissuto per la Roma e sono geloso di questo sentimento. Sono anche preoccupato di quello che verrà dopo”.
COSA SI PORTA DELLA ROMA – “Le persone che lavorano a Trigoria sono prevalentemente le mie badanti. Mi hanno sostenuto e mi dispiace perderle. Qui c’è una grande passione per la Roma, fidatevi di tutte le nostre persone, che sono eccezionali. Questa è un’azienda che sta ancora dentro i suoi obiettivi. La squadra ha fatto qualche risultato contraddittorio, ma sono ragazzi seri che vogliono raggiungere obiettivi importanti. La prima volta ho parlato con grande enfasi ed entusiasmo e ho detto tante cose, alcune plausibili e altre meno. Ricordo di aver detto di voler stimolare una rivoluzione culturale. Il mio fallimento non è quello dei risultati sportivi, anche se so di aver fatto degli errori. Ho portato la Roma a sedersi su tutti i tavoli del calcio che conta, l’ho resa un’insidia per tutti. Ho fatto un mercato rissaiolo, ma ci sono sempre stato, non io Walter Sabatini, ma la Roma. Il tema della rivoluzione culturale si riferiva all’esigenza di pensare alla vittoria non come una possibilità ma come a una necessità. Trigoria, i calciatori, i tecnici, i dipendenti devono pensare all’idea di vittoria come necessità e per questo serve una rivoluzione. Da questo punto di vista non credo di aver centrato l’obiettivo, ma ho ancora qualche speranza che succeda con l’allenatore che c’è ora. In questo senso mi sento molto deluso. Si perde e si vince alla stessa maniera: questo è la nostra vera debolezza”.
I 3 RICORDI MIGLIORI – “Quando ho messo piede qui dentro, ero super motivato, ottimista. Pensavo di poter fare cose importanti. So di aver fatto qualcosa di importante, ma pensavo a qualcosa di trionfale. Ricordo le vittorie, quella nel derby 2-1 quando il vituperato Ibarbo ha fatto una percussione che consentito al vituperato Iturbe di aprire il risultato in una partita che ci ha portato in Champions League. Il gol di Bradley a Udine, la nona vittoria poi seguita dalla decima, Ho tanti bellissimi ricordi, ma anche brutti, come la sconfitta nel derby di coppa Italia, che è stata anche la catarsi e mi ha fatto pensare all’aggiustamento di pensiero. , a meno che questa squadra non faccia qualcosa di imprevedibile ora”.
TOTTI – “Tutti vogliamo Totti e tutti soffriranno per la sua assenza. Io istituirei un Pallone d‘oro unico per lui per tutto quello che ha dato al calcio italiano e internazionale. Totti si porterà con sé giocate che nessuno potrà replicare per molto. Però costituisce un tappo perché lui porta una luce abbagliante e naturalmente oscura tutto un gruppo di lavoro anche per la curiosità morbosa per tutto quello che fa e dice anche fuori da dal campo comprime fortemente la crescita di un gruppo di calciatori sempre subordinato a questo. Questo è comprensibile, Totti rappresenta carne di gente cresciuta o invecchiata con lui e tutti fanno fatica a rinunciare a quel pezzo di carne”.
MERCATO – “La Roma avrà un suo futuro anche con Massara. Un giorno qualcuno di voi mi spiegherà perché ha l’esigenza di indebolire la Roma. Io vedo che c’è la tendenza a far diventare Baldini un massone, Baldissoni un arrogante. Non è un’accusa, le sconfitte della Roma son tutte mie, ma il mio è un attacco a un’abitudine. Meglio che la Roma sia debole, così i latrati possono avere una loro funzione. Parlo di un problema generale. Rendete la Roma forte, fidatevi dei dirigenti perché la Roma debole all’interno e all’esterno c’ha tutto da rimettere. Sostenetela la Roma, perché gli altri lo fanno con le grandi squadre. Il mercato? La Roma deve fare un calcio rissaiolo, arrivare sugli obiettivi. Giusto dire che nella continuità si ottiene di più, ma in questa squadra c’è stata. L’ultimo calciomercato è stato statico, non mi assomiglia ma abbiamo deciso di puntellare la difesa puntando sul fatto che centrocampo e attacco hanno fatto bene. Abbiamo perso qualche giocatore e non ha aiutato. Se vendo Benatia e compro Manolas non penso di aver procurato un danno. Certo, comporta un rischio, ma i calciatori venduti sono sempre stati ampiamente sostituiti. Se vendo Ljajic e Perotti pensi di aver migliorato. Queste operazioni sono state fortunati in alcuni casi, meno in altri. Noi non abbiamo vinto, ma siamo stati una squadra che dà tanto fastidio. Abbiamo avuto la sventura di fare una stagione da 85 punti quando la Juve ha fatto risultati irripetibili. Non credo di aver mai prodotto un danno nel fare questo tipo di mercato. Il danno è l’assenza di continuità, però abbiamo dovuto farlo e dentro queste scelte che ho portato avanti ho fatto anche qualche pateracchio, ma tantissime hanno funzionato”.
PALLOTTA E LA ROMA – “Pallotta sa cos’è la Roma, se ne rende conto quando viene qui. Lui è un imprenditore, è una questione culturale. È un bostoniano, propositivo, incline allo studio della statistica. Io sono un europeo crepuscolare, solitario. Anzi un etrusco residuale. Lui vive e pensa al calcio come alle sue aziende, io la vivo diversamente, ma c’è rispetto reciproco e la risoluzione consensuale dimostra il buon rapporto. Sa dov’è e si è sempre fidato. Milan e Inter vorrebbero essere la Roma in questo momento. Siamo incappati in un periodo straordinario della Juventus, ma non siamo mai stati troppo lontani”.
RINNOVI – “Nainggolan è in trattativa. Stiamo negoziando, però i calciatori devono rendersi conto che questa società ha iniziato la stagione con presupposti che non si sono verificati quindi ci sono negoziazioni inevitabili”.
L’ADDIO – “Sono cambiate le regole d’ingaggio e io posso fare solamente il mio calcio, non sono una mente elastica che riesce ad esaudire le esigenze dei nuovi criteri di selezione. Il Presidente e i suoi collaboratori puntano su altre prerogative, amano la statistica e cercano un algoritmo vincente. Io vivo dentro il mio istinto e non vedo il pallone come un oggetto sferoidale, vedo il mio universo intero. Un calcio che non può essere freddamente riportato alla statistica, che aiuta, ma non è veritiera. Credo a quello che osservo e non voglio combattere queste tesi contrapposte. Devo fare il mio calcio e lo faccio da sempre e non intendo cambiare. Verrò sostituito da una cultura, ma sono io che non ritengo di essere pià all’altezza di questo compito. SOno stato definito un presuntuoso, ma sono un presuntuoso critico. Devo e voglio fare il mio calcio e qui, forse, adesso posso farlo un po’ di meno. Sono un uomo leale: so di non poter fare il massimo in questa situazione”.
