La solennità religiosa per i romani ha sempre avuto un duplice aspetto per il calendario romano, così che il culto dei morti ne era il fondamento tanto quanto il culto della natura. I riti, nella loro duplice importanza, avevano la funzione di celebrare le manifestazioni della generazione e della produzione e, allo stesso tempo, quello di rendersi propizi gli Dei Mani durante i fenomeni in questione.
La ricerca della benevolenza dei defunti aveva perciò carattere espiatorio. A partire dal mese di Marzo la tradizione in questione si espletava durante tutto l’anno a venire in più di un’occasione.
La scelta di far partire i riti dal mese di Marzo, inoltre, è collegato al significato di rinascita questo mese aveva per i romani: esso infatti era il periodo dove il sole e la terra tornavano a risplendere, o detta in altri termini, il periodo che succedeva al torpore invernale. Del resto, non è forza in primavera che la potenza generatrice della natura riacquistava in tutto e per tutto la sua forza?
Il primo mese dunque era marzo e l’ordine delle feste religiose e le consacrazioni rimasero le stesse pure in seguito alla riforma di Numa. A partire dal dio Marte, che prima ancora di essere consacrato alla guerra, fu personificazione del principio generatore, del sole vivificante. Ancora prima della fondazione, le tavole prenestine attestano che presso vari popoli marzo era già il primo mese dell’anno.
A prescindere dal nome, che fosse Marte, Conso, oppure Libero, le feste a lui dedicate si risolvevano nello stesso principio e/o fatto. Il tema della rinascita, da collocarsi nel mese in questione era allora il medesimo; il ritorno del sole, il rito di accendere alle Calende di Marzo il sacro fuoco di Vesta, di adornare con freschi lauri la casa del pontefice e dei flamini avevano un unica finalità: festeggiare il ritorno del sole.
Attesa che aveva il suo preambolo a partire dagli ultimi cinque giorni di Febbraio, quando alle Terminali succedevano le Calende di Marzo, “annunciate con solenni corse dei cavalli” – Festo, Equiria – le quali poi venivano replicate il giorno 19 nel campo di Marte, sul Celio in caso di alluvione del Tevere o qualsiasi colle, proprio per simboleggiare il corso del sole intorno alla terra.
Ma Marte non era il solo attore legato alla nascita. Giunione Lucina, reggitrice dei nascenti e quindi dei parti, era considerata in rapporto stretto con il primo. Era lei a propiziare i parti e a condurre il feto alla luce trascorso il periodo del concepimento. Calendaria era il suo nome, scrive Macrobio nei suoi saturnali, proprio perché ritenuta patrona delle Calende di ogni mese e a essa si sacrificava una troia e un agnello.
Naturalmente quella delle Calende di Marzo era festa assai più particolare rispetto allo stesso periodo in altri mesi, avendo nome specifico di Matronalia, costituendo di fatto l’alter ego dei Saturnali celebrantesi in dicembre.