L’ombra del calcioscommesse in Italia calò per la prima volta negli anni Ottanta. In principio fu il cosiddetto Totonero, il primo degli scandali scoppiato fino agli anni Duemila.
Furono coinvolti nello scandalo giocatori, dirigenti e società di Serie A e di Serie B che nel corso della stagione 1979/1980 si prestarono a truccare le partite e parteciparono alle scommesse clandestine, compiendo quello che è a tutti gli effetti un illecito sportivo.
Tutto iniziò quando il 1° marzo 1980 Massimo Cruciani, un commerciante, romano, denunciò alla Procura di Roma di essere stato truffato da alcuni giocatori della Lazio, rei di averlo spinto a scommettere su determinati risultati, senza che tutti si verificassero.
Iniziarono le indagini e il 23 marzo successivo il calcio italiano finì in manette: le forze dell’ordine arrivarono negli stadi e prelevarono i giocatori indagati. Stefano Pellegrini dell’Avellino, Sergio Girardi del Genoa, Massimo Cacciatori, Bruno Giordano, Lionello Manfredonia e Giuseppe Wilson della Lazio, Claudio Merlo del Lecce, Enrico Albertosi e Giorgio Morini del Milan, Guido Magherini del Palermo, Gianfranco Casarsa, Mauro Della Martira e Luciano Zecchini del Perugia furono arrestati, mentre ltri ricevettero ordini di comparizione, tra cui Paolo Rossi del Perugia, Giuseppe Dossena e Giuseppe Savoldi del Bologna, e Oscar Damiani del Napoli.
A maggio e giugno di quello stesso anno iniziarono il processo penale e quello sportivo. Il primo si concluse senza conseguenze, il secondo fu più severo. Il 22 dicembre 1980 la giustizia sportiva emise le sentenze e condannò giocatori e società: Lazio e Milan vennero retrocesse in B, Avellino, Bologna e Perugia 5 punti di penalizzazione nel campionato successivo, il presidente del Milan venne radiato e molti calciatori furono squalificati per periodi da 3 mesi a 6 anni.