L’8 dicembre 1976 uscì “Hotel California”, una delle canzoni passate alla storia della musica – tratta dall’omonimo album degli Eagles – e che fu scritta da Don Felder, Don Henley e Glenn Frey. Ricordata come una delle tracce migliori dell’epoca e della storia del rock, in breve tempo scalò la classifica Billboard Hot 100 e Rolling Stone la inserì al 49° posto tra le canzoni più belle di tutti i tempi.
È l’assolo di chitarra, quello chiunque suoni ha provato a suonare almeno una volta, a far cominciare questo viaggio verso l’Hotel California, dove ci sono “specchi sul soffitto, champagne rosato sul ghiaccio”, “si sa quando si entra, ma non quando si esce”, ma che “puoi lasciare quando vuoi”.
La canzone, che sembra rievocare la storia di un viaggiatore stanco, è stata per molto tempo motivo di dibattito negli Stati Uniti, paese in cui ci si è interrogati più volte sul suo vero significato, arrivando a parlare anche di riferimenti satanici. Ma a spiegarla fu Don Henley, che la descrisse come “la nostra interpretazione della bella vita a Los Angeles, una canzone sull’oscura vulnerabilità del sogno americano, che è qualcosa che conosciamo bene”.