Il tribunale gli ha dato ragione, ma Ignazio Marino non può essere soddisfatto perché la nota “questione scontrini” l’ha portato a dover abbandonare la guida di Roma, città che ora è in mano al M5S che lui stesso ora critica tramite le colonne de La Stampa:
“Lo dico con rispetto ma finora mi sembra che non sia emersa neppure un’idea di città. E neanche una sola idea su come affrontare i dossier più importanti: sviluppo urbanistico, rifiuti, traffico, stadio proposto dalla Roma, aiuto al sociale e ai più deboli. Sei mesi purtroppo caratterizzati dal nulla. Le difficoltà dei Cinque Stelle sono talmente tante che non riescono a guidare la città e dunque i veri padroni continuano ad essere i poteri forti e il consociativismo dei partiti, che guidano Roma attraverso le seconde file: Dipartimenti e funzionari. Siamo davanti ad uno stato confusionale difficile da definire. Ma se continua così la città rischia di entrare in uno stato di eutanasia”.
PARTITI NON CREDIBILI – “La classe dirigente dei partiti tradizionali è così screditata che se un domani si presentasse Paperino e potesse dimostrare di avere un’idea di città e di non fare parte della vecchia partitocrazia, Paperino vincerebbe. Ma Roma, dove votano quasi tre milioni di elettori anche alle Politiche, non merita un sindaco qualunque”.