Al Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese è in corso, fino al 26 marzo, la mostra Francesco del Drago. Parlare con il colore. Si tratta della prima retrospettiva dedicata al pittore romano dopo la sua morte, avvenuta nel 2011. In esposizione una selezione di opere astratte che ripercorrono la sua vita artistica e intellettuale.
Nato a Roma nel 1920, Del Drago ha percorso quasi un secolo di storia da protagonista, partecipando attivamente e con passione tanto alle trasformazioni artistiche che si sono susseguite nel Novecento, quanto ai cambiamenti politici. Ha tenuto numerose mostre a partire dalla partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1954, ed è presente in molte collezioni pubbliche e private.
“Fino al tempo di Matisse e Picasso, i pittori creavano quadri che servivano per essere visti dall’occhio. Oggi cerchiamo di agire direttamente sulla trasmissione dalla retina all’area cerebrale, ed io personalmente sull’area gratificante delle sinapsi edoniche”, così si esprimeva Francesco del Drago che indagò a lungo la fenomenologia del colore giungendo all’elaborazione del “Nuovo Cerchio Cromatico”. I contrasti dei colori e l’accostamento di determinate forme concorrono, secondo le ricerche dell’artista, nel creare uno stato di eccitazione nelle aree cerebrali deputate alla visione.
Gli studi teorici sul colore di Del Drago sono stati oggetto di conferenze in molte università del mondo, ma anche di scambio con i numerosi amici artisti come Guttuso, Birolli, Picasso, Pignon, Matta, Herbin e Dewasne.
Oltre alle opere sono in mostra anche una selezione di documenti, filmati ed esperimenti che testimoniano la continua ricerca dell’artista sui colori e sulle problematiche dell’arte astratta del Novecento. Ricerca che ha influenzato profondamente l’utilizzo cromatico delle generazioni successive, anche nel mondo della grafica, della pubblicità e del cinema.