Hanno paura i 120 lavoratori del contact center della Gse, il Gestore dei Servizi energetici spa. Paura di ritrovarsi senza lavoro come sta accadendo ai dipendenti Almaviva, società alla quale sono legati a doppio filo. Filo che rischia di essere tagliato di netto con tutte le conseguenze sul livello occupazionale che ne potrebbero conseguire.
“Il Gse – spiegano – è una società per azioni controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e si occupa della erogazione di incentivi economici destinati alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Per tale finalità svolge altresì una attività di informazione e sensibilizzazione, tese a promuovere la cultura dell’uso delle energie compatibili con le esigenze ambientali. Noi costituiamo l’unica ed esclusiva unità lavorativa (a livello nazionale ed europeo) a cui gli utenti del Gse (titolari degli impianti di produzione di energia elettrica e quindi percettori di incentivi statali) possono e devono rivolgersi per sollevare e risolvere questioni di carattere giuridico, economico, amministrativo, procedurale, informatico. Dal 2010 lavoriamo quindi per il Gse in virtù di gare d’appalto aggiudicate a società che si sono susseguite nel tempo e che – proseguono – una volta fallite hanno concesso in affitto noi lavoratori ad altre società costringendoci di volta in volta a rinunciare ai diritti anteriormente maturati. Tutto questo fino ad arrivare all’ultima gara di appalto che vede come aggiudicatrice della stessa la nota società Almaviva S.p.a. che solo qualche mese fa ha licenziato circa 1600 dipendenti. Da qui la nostra motivata preoccupazione di poter subire a breve le stesse sorti”.
“Un anno fa, – spiegano ancora – stanchi di patire continue prevaricazioni e di sottostare ai meccanismi di speculazione da parte delle società appaltatrici e di deresponsabilizzazione da parte della stazione appaltante (Gse), abbiamo intrapreso un’azione legale contro il Gse. Tale azione è volta ad accertare e riconoscere la sussistenza, tra noi e il Gse, di un rapporto diretto di dipendenza lavorativa giacchè nello svolgimento dell’appalto soprattutto quello iniziale (con scadenza al 31/03/2015), si sia configurata un’interposizione illecita di manodopera. Oggi, – concludono – considerando i lunghi tempi della giustizia e l’alta probabilità di perdere il lavoro a causa dell’imminente subentro, nell’appalto, della succitata società Almaviva S.p.A., chiediamo che ci sia riconosciuto “l’inserimento stabile nell’organizzazione imprenditoriale del Gse” e di porre fine a queste continue gare di appalto che oltre a comportare un aggravio ingiustificato della spesa pubblica, generano disoccupazione, precarietà e sfruttamento dei lavoratori”.