Far rivivere il biondo Tevere, intanto come via d’acqua per lo sport e il turismo. Con quest’idea sotto il caschetto da rafting – e a un paio di settimane dall’istituzione dell’Ufficio Speciale Tevere – l’assessore allo Sport Daniele Frongia e il presidente della Commissione capitolina Sport, Angelo Diario, hanno percorso il fiume in gommone da Ponte Milvio a Ponte Marconi, passando per le rapide dell’Isola Tiberina. Obiettivo immediato, verificare le condizioni dell’alveo e della sua navigabilità sportiva, nonché lo stato in cui versano sponde e argini.
Frongia e Diario, tra l’altro, hanno così accolto l’invito delle associazioni sportive (Uisp Roma, Roma Rafting) impegnate nel recupero del Tevere. La discesa in gommone verso Ponte Marconi, oltre a regalare scorci pieni di fascino e il brivido delle rapide, ha mostrato inequivocabilmente i problemi del fiume. Tra i principali, la differenza delle condizioni in cui versano i due argini: quello destro è accessibile, percorribile in bici, vissuto grazie agli eventi dell’Estate Romana e ora valorizzato da interventi artistici (come i murales di Kentridge). L’altro, il sinistro, è l’opposto: impraticabile o perché vi sorgono esclusivi circoli sportivi (a nord) o per mancanza di accessi e presenza di insediamenti abusivi (verso sud).
Degrado e inaccessibilità, ha sottolineato Frongia, derivano da “responsabilità diffuse”. L’uso sportivo del Tevere è intanto un modo “per farlo rivivere”, riproponendo ad esempio proprio il rafting che ha già avuto successo negli anni ’60 e che oggi, offerto ai turisti come approccio alternativo alla Città Eterna, continua a generare interesse ed entusiasmo.
Per i problemi strutturali, poi, si tratta di invertire la rotta: non più frazionare ma “centralizzare tutte le competenze”. A questo serve il nuovo Ufficio Tevere che, preannuncia Frongia, inizia i suoi lavori il 6 aprile e “mette insieme le competenze di Roma Capitale, coordinandosi con gli altri soggetti che si occupano del fiume, come l’Autorità di Bacino e la Regione Lazio”.
Intanto è già in atto “un’interlocuzione tra l’Assessorato capitolino all’Ambiente e la Capitaneria di Porto” per avviare la rimozione di una parte dei dodici relitti che ancora ostacolano la via d’acqua nel tratto urbano.