Filosofo e monaco dell’ordine domenicano, Bruno Giordano, nato Filippo Bruno, fu perseguitato per le sue idee e fatto arrestare il 23 maggio 1592 a Venezia, dove si trovava perché ospite di Mocenigo, l’uomo che lo denunciò per eresia.
Giordano Bruno già nel 1578 si era allontanato dall’Italia a causa di vari scontri con la Chiesa e anche in Europa dovette fare i conti con i rapporti ormai incrinati con le autorità religiose, ma ciò non spiega il suo ritorno nello stivale. Scomunicato a causa delle sue critiche nei confronti della dottrina della Trinità, della transustanziazione e al culto dei santi, approdò a Venezia, forse, convinto del fatto che trovandosi in una città libera dal controllo dell’Inquisizione non avrebbe corso rischi. Ma si sbagliava perché a tradirlo fu proprio Mocenigo, insoddisfatto di quanto lo steso Bruno gli insegnò e convinto che non gli dicesse tutto ciò che era il suo sapere.
L’uomo reagì furiosamente quando il filosofo gli comunicò la volontà di andarsene e la sera del 22 maggio lo face rinchiudere dai suoi servitori per poi consegnare alla Santa Inquisizione una denuncia. La sera del 23 maggio 1592 Giodano Bruno fu trasferito nelle carceri del Sant’Uffizio di San Domenico Castello per avere opinioni contrarie alla fede cattolica.