L’Italia è un paese strano, è il paese dei misteri e non a caso sono diversi i fatti di cronaca nera rimasti senza soluzione. Tra questi vi rientra anche lo schianto del volo Alitalia AZ 112 verificatosi il 5 maggio 1972.
Quella sera furono 115 le persone a perdere la vita, 108 passeggeri e 7 membri dell’equipaggio. L’aereo, partito da Fiumicino con 25 minuti di ritardo e diretto a all’aeroporto Punta Raisi di Palermo, era pilotato dal comandante Roberto Bartoli e dal 1° Ufficiale Bruno Dini e proprio quando arrivò nei pressi dell’aeroporto accadde la tragedia: erano le 22.23 quando il velivolo urtò il crinale della Montagna Longa e finì con il distruggersi in seguito ai successivi urti subiti.
I primi accusati dell’accaduto furono i due piloti, a detta di alcuni addirittura ubriachi e drogati, ma in breve tempo la commissione presieduta dal Generale Francesco Lino fu smentita dato che autopsia e perizia esclusero l’assunzione di alcol e sostanze stupefacenti. In seguito fu data la colpa allo stesso aeroporto, carente a livello strutturale, ma poi subentrò una nuova ipotesi, quella di un attentato, avanzata per la prima volta dal’agenzia Reuter, rilanciata da alcuni parenti delle vittime, tra cui Maria Eleonora Fais, sorella della giornalista Angela Fais, e confermata anche dal rapporto Peri. Nel 2012 il fratello di una delle vittime chiese la riapertura del caso, ma ad oggi solo una croce posta nel luogo della tragedia ricorda i morti di un caso ancora irrisolto.