Lo scorso gennaio 2015, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma in collaborazione con personale della locale Questura eseguivano, in Italia e Spagna, una misura cautelare personale emessa dal Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 39 soggetti ritenuti appartenenti ad un’organizzazione criminale operante nella Capitale e collegata alle temutissime cosche di ‘ndrangheta “Pelle – Nirta – Giorgi alias Cicero” di San Luca.
Le indagini – coordinate dalla D.D.A di Roma – avevano consentito di ricostruire l’operatività nella Capitale di un gruppo criminale che, oltre ad essere specializzato nel narcotraffico internazionale, si era reso responsabile anche di gravi fatti di sangue avvenuti a Roma.
In particolare, per quanto riguarda il reato transnazionale, l’unità antidroga del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria è riuscita a ricostruire le rotte delle ingenti partite di droga importate nella Capitale riuscendo a sequestrare ingenti partite di cocaina e hashish.
La cellula criminale, forte di propri referenti, stanziati in Colombia e Marocco con il compito di trattare, alla pari, con i locali narcos, era intenzionata a monopolizzare il mercato della droga nella città di Roma diventando referente affidabile anche per altre organizzazioni criminali operanti sul territorio collegate ad altre ‘ndrine ed alla camorra; il tutto per un giro d’affari milionario che, inevitabilmente, avrebbe inquinato il circuito dell’economia legale.
Gli esponenti apicali del sodalizio investigato, sebbene originari di San Luca, erano da anni radicati nella città di Roma, nei quartieri Appio, San Giovanni, Centocelle, Primavalle ed Aurelio, dove potevano contare su una fitta rete di connivenze che garantivano loro di vivere in completo anonimato e fornire, all’occorrenza, supporto logistico ai latitanti.
Le indagini avevano svelato i dettagli delle rotte seguite dalle partite di stupefacente per giungere in Italia: l’organizzazione criminale poteva vantare propri fidati emissari in Marocco ed in Colombia, i quali, rifugiati in quei paesi, trattavano – con i referenti locali del narcotraffico – l’acquisto di ingenti partite di stupefacent.
In Italia, invece, la filiera della vendita all’ingrosso della droga era curata da ROLLERO Andrea Rollero e dai fratelli Bruno e Vincenzo Crisafi che, contigui alla cosca di ‘ndragheta Giorgi alias Cicero, benché residenti a San Luca (RC), avevano trovato dimora abituale nella Capitale, grazie ad una fidata rete di connivenze.
Nel corso degli arresti eseguiti nel 2015, proprio Bruno Crisafi si era reso irreperibile.
Nel frattempo, comunque, il Tribunale di Roma, nel maggio 2016, condannava in primo grado Crisafi alla pena di anni 20 di reclusione per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso.
Braccato dalle ricerche, supportate peraltro dall’estensione internazionale dei provvedimenti restrittivi, Bruno ha deciso di costituirsi, presentandosi all’aeroporto di Roma Fiumicino, in arrivo da Perth, in Australia.
All’arrivo ha trovato i Finanzieri del GICO e gli Agenti della Squadra Mobile di Roma e del Servizio Centrale Operativo che, con la collaborazione della Polizia di Frontiera Aerea di Fiumicino, hanno provveduto al suo arresto e alla conseguente traduzione in carcere.
Nei confronti di Crisafi, che da tempo aveva trovato rifugio a Perth presso alcuni parenti, erano state avviate dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza mirate iniziative di cooperazione investigativa e giudiziaria che recentemente hanno consentito alle autorità australiane di respingere la sua richiesta di visto per soggiornare in quel paese.