Quando è troppo è troppo. Anche nello sfottò devono esserci dei limiti, ma da 38 anni a questa parte i tifosi giallorossi sembrano non essere riusciti a percepire la differenza tra semplice ironia e cattivo gusto nel rievocare quella che è stata una vera e propria tragedia. Ecco allora che ai manichini al Colosseo con la maglia dei giocatori della Roma e la scritta “un consiglio senza offesa, dormite con la luce accesa” i tifosi giallorossi, dopo una prima risposta arrivata a fine stagione con la scritta “un consiglio senza offesa, dormite con la stufa accesa -17!“, non si risparmiano e compiono l’ennesimo scempio: “Spengo la luce e accendo il razzo“. Questa è la scritta comparsa su un muro e che riporta a un derby del passato destinato a cambiare la vita di un’intera famiglia.
Era il 28 ottobre 1979 quando Vincenzo Paparelli morì a causa di un razzo sparato dalla Curva Sud che gli finì nell’occhio. Inutile la corsa al Santo Spirito. Un semplice pomeriggio di svago si è trasformato in una tragedia.
Da quel giorno di infamità sul suo conto se ne sono sentite fin troppe: “10, 100, 1000 Paparelli“, “morto un Papa… relli se ne uccide un altro“, “nulla è cambiato, ancora godo per il razzo sparato“, “il tram dei laziali è 28… sparato“, “mejo una Coppa in faccia che un razzo nell’occhio“, “la mia Curva è differente, spara razzi e non si pente“, “Paparelli te stai a perde i tempi belli“.
E questi sono solo alcuni degli esempi che si possono fare. Da allora i rivali cittadini non perdono occasione per sporcare la memoria di Paparelli e lo scempio si consuma nel silenzio generale di chi invece ha parlato di “menti malate” e ha mostrato tutta la propria indignazione in occasione dei manichini appesi nei pressi del Colosseo. E ora, invece, chi mostrerà solidarietà nei confronti di una famiglia che subisce da anni e chi si scandalizzerà per questo ennesimo becero gesto?